“Cambiando il tempo ripetutamente su una vasta scala spaziale, si sta cambiando il clima, e viceversa” Harry Wexler
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WeatherTec può cambiare il clima, questa promessa è stata fatta dalla compania stessa. Si dichiara di produrre un: Aumento delle precipitazioni nel rispetto dell’ambiente via raccolta dell’umidità atmosferica.
I risultati sarebbero:
35% di pioggia in più
30% in più di produzione agricola
Dighe riempite per la prima volta da 40 anni
Interrompere e invertire il trend di 30 anni di minori precipitazioni
La diga King Talal prima e dopo l’influenza di WeatherTec
FONTE https://www.weathertec-services.com/index.html
Command & Control
E spiegano: La sala di comando e controllo WeatherTec è il cuore del sistema di monitoraggio e gestione di tutti i siti di ionizzazione. Meteorologi, climatologi, esperti informatici, fisici atmosferici e ingegneri lavorano insieme per preparare le migliori previsioni e garantire il controllo in tempo reale delle operazioni. Vengono applicati modelli meteorologici personalizzati ad alta risoluzione in collaborazione con le istituzioni meteorologiche locali.
La tecnologia più avanzata per migliorare le precipitazioni
La tecnologia WeatherTec Ionization migliora le precipitazioni in regioni semiaride che coprono migliaia di km2. La ionizzazione aumenta lo sviluppo naturale delle precipitazioni imitando la ionizzazione del sole ed è completamente ecologica senza generare alcun prodotto di scarto.
La ionizzazione potenzia gli effetti del sole
La tecnologia di ionizzazione si basa sulla carica degli aerosol nell’atmosfera con le stazioni emittenti WeatherTec di terza generazione al suolo. Gli aerosol trasportano cariche negative verso le nuvole, migliorando i processi di condensazione e la crescita di particelle d’acqua, ad esempio gocce liquide e strutture di ghiaccio, innescando i processi microfisici naturali nelle nuvole. Quando entrano nell’area influenzata, le celle di pioggia aumentano di dimensioni, rafforzano l’intensità delle precipitazioni e prolungano la loro durata. Gli esperti WeatherTec hanno accumulato molti anni di esperienza per controllare questo processo in oltre 150 casi di aumento delle precipitazioni in tre continenti, dove hanno aumentato la quantità di precipitazioni. VEDI https://www.weathertec-services.com/technology.html
Progetto Giordania, 2016-2020
Il Regno hashemita di Giordania ha adottato la tecnologia di ionizzazione WeatherTec nel maggio 2016. Da allora sono in funzione quattro stazioni nella parte nord-occidentale del Regno. L’operazione copre un’area di circa 10’000 km2. L’aumento delle precipitazioni riempirà le dighe, ad esempio la King Talal Dam, assicurerà acqua fresca per le famiglie e per l’irrigazione e rallenterà la diminuzione dei livelli delle acque sotterranee.
Video sulle operazioni in Giordania https://www.weathertec-services.com/case.html
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NOTA: Googleresearch non facilita la ricerca di informazioni su WeatherTec.
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LE PIOGGE NEL DESERTO DI WILHELM REICH
UN COMMENTO
Far piovere nel deserto, un miracolo o una disgrazia? – Diritto di critica
La pioggia arriva nel deserto. Per 52 giorni, nel bel mezzo dell’estate del 2010, gli scienziati sono riusciti a far piovere nel sud-est degli Emirati Arabi Uniti, a circa duecento chilometri dalla capitale Abu Dhabi. Il miracolo tecnologico dei ricchi emiri è legato al risparmio: le nuvole inseminate costano solo 7 milioni di euro l’anno, mentre gli impianti di desalinazione dell’acqua marina ne richiedono 52. Ma gli effetti sono apprezzabili? E, soprattutto, soltanto positivi?
“Inseminare le nuvole”, come dicono gli scienziati, non è un compito facile. L’operazione consiste nell’iniettare particelle ionizzanti nell’atmosfera: di solito viene adoperato lo ioduro d’argento, parato o diffuso nell’atmosfera da aerei e cannoni. Il progetto WeatherTec degli emiri, invece, utilizza dei “lampioni” fissati a terra, che caricano elettricamente l’aria e la polvere circostanti. Le particelle cariche negativamente risalgono nell’atmosfera, trasportate dall’aria calda del deserto: quando l’umidità dell’aria raggiunge la soglia critica del 30%, le particelle favoriscono la condensa dell’acqua e provocano la pioggia.
La tecnica non è nuova ed ha finora prodotto risultati altalenanti. I cinesi assicurano di averla utilizzata all’inverso per garantire cielo terso il giorno della consegna delle medaglie alle Olimpiadi di Pechino del 2008, ma non ci sono dati certi al riguardo. I tentativi di provocare pioggia sul nord arido della Cina proseguono da diversi decenni senza ottenere cambiamenti significativi nel clima di quelle aree. Pare accertato, invece, che i test su Pechino di qualche settimana fa abbiano prodotto la più precoce nevicata della stagione, portando la capitale cinese a 2 gradi sotto lo zero e interrompendo le comunicazioni aeree e marittime per due giorni nella regione. La nevicata di Pechino mostra il lato “oscuro” della pioggia artificiale: è imprevedibile. La portata delle precipitazioni, l’intensità dei venti, la dimensione dei chicchi di grandine. La pioggia diventa così temporale e tempesta, finendo spesso per causare più danni che benefici alle regioni colpite.
A cosa serve la pioggia nel deserto? A far quadrare i conti del paese più ricco e opulento del Medio Oriente. Gli Emirati Arabi Uniti costruiscono immensi resort turistici e grattacieli infiniti nelle città della costa, ma hanno bisogno di acqua potabile e irrigua a buon mercato. Gli impianti di desalinazione dell’acqua marina sono costosissimi: un miliardo di euro per la costruzione, e oltre cinquanta milioni l’anno per il suo mantenimento. Al confronto, i “lampioni della pioggia” sono a buon mercato: appena 8,5 milioni per costruirli e 7 per farli funzionare. D’altronde, la domanda d’acqua cresce continuamente: la popolazione ha raggiunto nel 2009 i 5 milioni di abitanti, ammassati nelle città della costa.
Ma è davvero meglio la pioggia artificiale dei desalinatori? Purtroppo, non è facile incanalare e sfruttare le tempeste. Far piovere nel deserto è molto coreografico, ma inutile, se non si riesce a convogliare le acque precipitate in canali o bacini idrografici stabili. Cosa che tuttora manca, e che mancherà per diversi decenni. Anche la quantità prodotta è molto variabile: si va dalla tempesta di sabbia inframezzata di grandine a piogge sparse che asciugano prima di toccare terra. La prospettiva è sicuramente sulla lunga distanza: gli scienziati sperano di trasformare lentamente porzioni di entroterra (non proprio sabbia e dune, ma piuttosto suolo secco e arido) in zone coltivabili. O magari semplicemente vivibili. L’agricoltura infatti non è al primo posto dell’economia del paese arabico, che deve l’85% del suo Pil all’esportazione di risorse naturali (per ora soprattutto gas e petrolio, ma tra una ventina d’anni l’export di metalli sarà predominante).
Dal punto di vista ambientale, il procedimento non è considerato inquinante. Sia le tecniche di “inseminazione dinamica” attraverso lo ioduro d’argento, sia quelle statiche con i lampioni ionizzanti, non rilasciano sostanze nocive nell’atmosfera o a terra. Il rischio però è l’alterazione dei venti e dei ritmi delle precipitazioni: incoraggiare la pioggia estiva può produrre tempeste più violente durante l’inverno, o alterare gli equilibri tra i venti di terra e i venti di mare. E l’ultima cosa che può permettersi Abu Dhabi, con le sue isole artificiali a forma di palma piene di alberghi e resort turistici, è lo tsunami. Niente affatto da escludere, se si gioca troppo con le nuvole. (ndr Articolo del 2011)
FONTE https://www.dirittodicritica.com/2011/01/07/pioggia-deserto-abu-dhabi/
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