Nella logica della strategica militare, lo scopo ultimo è quello della distruzione o almeno della diminuzione della ricchezza , delle risorse dell ‘avversario. Non si è in grado di controllare le conseguenze delle operazioni.  E’ stato possibile misurare la riduzione dello strato dell’ ozono associato ai voli di bombardamenti dei Balcani.

 

La guerra meteorologica usata dalla NATO in Serbia

Di Vladimir Krsljanin

Ristampato dal giornale jugoslavo “Politika” [Pubblicato il 15 marzo 2001]

Due eminenti esperti dell’Università di Nis, il Prof. Dr. Dimitrije Stefanovic della Facoltà di Elettronica e il Prof. Dr. Milovan Purenovic del Dipartimento di Scienze Fisiche, Matematica e Naturali affermano che nel corso degli attacchi aerei contro la Jugoslavia ha avuto luogo una guerra meteorologica.

Per disperdere le nuvole e rendere possibile uno spazio aereo libero per i suoi bombardieri, le forze aeree della NATO hanno fatto cadere speciali agenti chimici nell’atmosfera, hanno provocato una siccità senza precedenti che potrebbero durare diversi decenni, anche un centinaio di anni *, a seconda delle condizioni meteorologiche globali. 

“Grazie ai documenti che abbiamo acquisito e alle nostre analisi, stiamo sostenendo che l’uso di mezzi chimici in queste aree è iniziato sopra Tuzla nel 1994”, hanno detto i due esperti. Lo stesso è accaduto di nuovo nell’aprile del 1999 nei cieli della Repubblica Federale della Jugoslavia, prima sopra le città di Vrnjacka Banja, Trstenik e Kraljevo, e poco dopo su Nis, poi sopra Negotin, Zajecar e Smederevo. Il 5 aprile, la sera, i cieli sopra Nis erano nuvolosi, la pioggia era prevista in qualsiasi momento. Poi, dopo la sortita aerea, il cielo diventò improvvisamente rosso, le nuvole iniziarono a contorcersi e scomparirono dopo poco. Poche ore più tardi la città di Nis fu bombardata. La stessa sorte capitò quella notte alla città di Aleksinac, lo stesso è accaduto a Negotin e Prahovo la sera successiva. Da allora in queste zone c’è una grande siccità senza precedenti, ha detto il Prof. Dr. Dimitrije Stefanovic, professore della Facoltà di Elettronica dell’Università di Nis al quotidiano di Belgrado “Politika”.

Nella regione del sud della Serbia, da Leskovac ad Aleksinac, quindi anche sul Nis, si registrò l’uso di bombe termo-illuminanti in dieci occasioni. Queste bombe esplodono nell’atmosfera facendo salire la temperatura a oltre 3.000 gradi centigradi.

A causa di tali esplosioni programmate che hanno avuto luogo tra 2500 e 3000 metri di altitudine l’ emissione luminosa associata consente agli aerei di “vedere” gli obiettivi al suolo.

Importanti quantità di energia vengono dunque rilasciate provocando modifiche nella stratificazione dell’ atmosfera e importanti spostamenti di masse d’aria, ovvero venti forti.

Le nubi portatrice di pioggia salgono di quota mantenendo l’umidità.

Alla temperatura di 10 gradi centigradi sotto zero, si forma grandine. Se si verifica una precipitazione, sarebbe una grandinata che distrugge i raccolti, hanno detto i professori della Nis. Ciò, purtroppo, è avvenuto nel maggio 1999 nella valle del Morava meridionale, vicino a Leskovac.

Così, le nuvole che cadono a pioggia raggiungono strati più alti dove si concentrano e, alla temperatura di 10 gradi centigradi sotto lo zero, si forma un grandine. Se si verifica una precipitazione, sarebbe una grandinata che distrugge i raccolti, hanno detto i professori della Nis. Purtroppo, è avvenuto nel maggio 1999 nella valle del Morava meridionale, vicino a Leskovac

FONTE http://www.hartford-hwp.com/archives/27a/049.html

* NDR  La prognosi di una siccità decennale si è rivelata per fortuna sbagliata

Traduzione NoGeoingegneria 

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