“Questo tipo di Warfare ha la particolarità di poter essere così astuta, da essere difficilmente riconosciuta come arma di battaglia” (Weapon Group NATO Von Kàrmòn Comittee 1961 

PRIMI PASSI con un timido articolo sul Fatto Quotidiano, vedi sotto, per muoversi in un settore quasi completamente occultato. Già nel 1956, John von Neumann aveva previsto le guerre meteorologiche. Neumann disse che la conoscenza umana si stava rapidamente avvicinando a un livello che avrebbe permesso di intervenire nelle questioni atmosferiche e climatiche in pochi decenni.

La “guerra del clima” minaccia il futuro dell’umanità, ma è stata casualmente lasciata fuori dai rapporti per i quali l’IPCC ha vinto il premio Nobel per la pace nel 2007″, ha scritto Michael Chossudovsky anni fa. Trasformare la natura in una vera e propria arma per scatenare eventi catastrofici, distruggere l’agricoltura e le infrastrutture, sciogliere i ghiacci per annegare le città portuali nemiche, deviare le correnti oceaniche e meteorologiche, far detonare ordigni nucleari per scatenare tempeste radioattive e incendi su grandi aree popolate – tutto questo e altro ancora è scienza militare già in tempi della guerra fredda. Per coloro che vogliono saperne di più, questo sito web offre una notevole quantità di dati.

Renzo Rosso non ha ancora il coraggio di aprire davvero questo capitolo delle nuove guerre, ma sembra comunque disposto a procedere.

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Di Renzo Rosso

Per nessuna delle guerre in corso nel mondo, una trentina e più di questi tempi, si ha notizia di possibili manipolazioni meteorologiche. Queste pratiche rientrerebbero tra quelle vietate dalle convenzioni internazionali, così come l’uso di armi chimiche o biologiche. Ma si mormora che, in un recente passato, il controllo meteo fu usato – o almeno si tentò di farlo – nei Balcani e nel Golfo Persico, durante l’attacco al Kuwait occupato dagli iracheni, dove le tempeste di sabbia sono un ostacolo assai fastidioso per operazioni come Desert Shield, Desert Storm e Provide Comfort (Walters et al., Gulf war weather, USAFETAC/TN Report 92/003, March 1992).

Nei climi temperati, pioggia e nebbia sono i fenomeni chiave. La pioggia, per esempio, infastidisce sia chi guarda o bombarda dall’alto dei cieli, sia le truppe che devono manovrare rapidamente a terra. Un grande stratega come l’imperatore Napoleone, capace di muovere velocemente le sue truppe come pedine sulla scacchiera, fu travolto a Waterloo dal tempo inclemente, nonostante la stagione estiva: nella notte prima della battaglia decisiva, un intenso e persistente nubifragio rese il terreno impraticabile per il fango (vedi Figura 1).

La pioggia era stata innescata dalla depressione sulle isole britanniche, che aveva aumentato la spinta del vento caldo da sud-est (vedi Figura 2).

E la notte tra il 17 e il 18 giugno fu caratterizzata da “un caldo soffocante che il vento di ponente non poteva alleviare” (de Bas, F. & de T’Serclaes de Wommersom, J., La campagne de 1815 aux Pays-Bas d’après les rapports officiels néerlandais, Brussels: Albert Dewit, 1909). L’esito funesto per le sorti del nascente impero francese fu, invero, una vera fortuna per la scienza e l’accademia, visto che a Waterloo fu sconfitta anche la dottrina autoritaria dell’imperatore in tema di ruolo dell’università.

Se piove, non solo i fanti e i cavalieri ma anche i carri armati affondano nei campi; in tal caso, i tank si devono allineare lungo la strada, formando una lunga fila che diventa un bersaglio invitante per i difensori. E, se dal cielo non si vede nulla, bisogna affidarsi completamente alla radaristica e all’automazione. Il bel tempo, al contrario, consente di manovrare rapidamente su tutto il fronte di attacco terrestre e di controllare le operazioni dal cielo senza ostacoli atmosferici.
L’arma meteorologica può essere tattica, strategica o subdola. Tatticamente, può essere usata come arma immediata, in aiuto a un assalto, in combinazione con altre armi, in battaglia per un’ampia difesa delle proprie forze e delle infrastrutture. Strategicamente può essere utilizzata per colpire la logistica dell’esercito nemico. Di nascosto, può danneggiare l’ecosistema del nemico, distruggere l’agricoltura e disabilitare le reti di comunicazione.

Durante l’ultima guerra dei Balcani, parecchie operazioni furono ostacolate dall’assetto meteo. Nel 1995, per esempio, la seconda missione CSAR (Combat Search And Rescue) fu un fallimento. Essa coinvolgeva quattro elicotteri e quattro C-130; e altri dieci velivoli fornivano protezione e supporto aereo ravvicinato. Tutti gli aerei decollarono senza problemi e raggiunsero regolarmente l’obiettivo, dove incontrarono una condizione imprevista: nebbia. La nebbia stava coprendo la valle dove si aspettavano di localizzare i membri dell’equipaggio da salvare. L’impegno di 18 velivoli era stato inutile. Sulla base di esperienze come questa, nascondendo il forte sospetto di una meteo-manina artificiale nel corso del conflitto balcanico, un maggiore dell’aviazione statunitense si abbandonava in un accorato lamento: “La scienza della modificazione del clima è progredita mentre i militari ne hanno ignorato il potenziale. È tempo che i militari ripensino alle modifiche meteorologiche benigne, ne esplorino i vantaggi in modo più approfondito e sfruttino la scienza a beneficio di tutte le parti coinvolte” (Coble, B.B., Benign Weather Modification, Air University Press, Maxwell Air Force Base, Alabama, 1997).

Cannonate alle nubi per evitare la grandine: anche così agiva la manipolazione meteo

Cannonate alle nubi per evitare la grandine: anche così agiva la manipolazione meteo

I sogni militareschi più belli di tutti erano strategici. Poter innescare un diluvio o una siccità per devastare l’economia sovietica alimentarono a lungo le fantasie dei generali statunitensi durante la prima guerra fredda (la seconda è appena iniziata e non sembra così fredda, a prima vista). Un attacco meteorologico prolungato potrebbe danneggiare quasi quanto un attacco nucleare totale, ma sarebbe difficile da dimostrare e facile da smentire. Secondo James Fleming, lo storico più accreditato su questo tema, il primo comandante dello Strategic Air Command degli Stati Uniti – generale George Kenney – alla fine degli anni Quaranta avrebbe dichiarato che, con la guerra meteorologica, era in gioco nientemeno che il dominio del mondo. Chissà come sta andando, ora.

Ho scritto questo quinto post sul tema della manipolazione meteorologica poiché alcuni lettori dei precedenti post mi hanno incoraggiato a condividere quanto poco so in questo campo sdrucciolevole, spesso sospeso tra la science fiction e le teorie complottistiche. Se giudicherete il tema ancora interessante – anche in vista delle iniziative più recenti, a partire dal progetto Tibet e i disperati tentativi di cloud seeding condotti tra l’autunno e l’inverno scorso in alcuni stati degli Usa – continueremo a discuterne su questo blog.

FONTE https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/04/26/la-manipolazione-meteorologica-puo-essere-usata-come-strategia-di-guerra/6571048/

Scriveva il Ten.Col.Carlo Stracquadaneo, Docente di Diritto dei Conflitti Armati presso la Scuola di Guerra Aerea di Firenze:

Fino alla metà degli anni 70 le possibilità di azione, in alcuni casi noti, erano sicure ma limitate. Gli esperimenti che allora vennero dimostrati non superavano il livello tattico; ma il divieto relativo all’impiego dell’arma in questione era (ed è) tuttavia unanimemente richiesto dall’opinione pubblica in ragione di una visione apocalittica che vede l’uomo manipolare a suo piacimento le condizioni atmosferiche…La prevenzione di azioni destinate a modificare l’ambiente a scopi militari, fu oggetto di un approfondito esame nel vertice di Mosca tra Nixon e Breznev, nel luglio 1974, che diede luogo alla “Dichiarazione relativa all’ambiente naturale e al suo utilizzo per scopi militari”. Poco dopo, gli organi centrali della stampa sovietica denunciavano i danni eventuali della guerra meteorologica e geofisica, così come l’orrore derivante dall’utilizzazione di defolianti e altri mezzi idonei ad incendiare le foreste e dava la primizia di una proposta sovietica tendente a mettere all’Ordine del giorno dell’Assemblea Generale dell’Onu un’interdizione conglobante tutte le azioni (militari o altre) sull’ambiente naturale, che non siano compatibili con gli interessi della scienza rivolta unicamente al benessere dell’uomo…L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite giudicò indispensabile raccomandare al Comitato di Ginevra per il disarmo, di lavorare per un testo concertato, atto a interdire tutte le azioni condotte sull’ambiente naturale e sul clima, per scopi militari o altro. Nel giugno del 1975 furono tenuti a Ginevra i negoziati preliminari relativi all’eventuale interdizione della guerra meteorologica. Nel giugno del 1975 furono tenuti a Ginevra i negoziati preliminari relativi all’eventuale interdizione della guerra meteorologica. I negoziati avvennero “a porte chiuse” e nessuna notizia trapelò oltre al fatto che le delegazioni erano guidate da T.A. Davies, direttore aggiunto dell’Agenzia americana per il disarmo ed il controllo degli armamenti (ACDA) e dall’ accademico sovietico E.K. Fedorov, noto meteorologo. Il mese precedente l’Unione Sovietica aveva, peraltro, ottenuto che l’Assemblea Mondiale della Sanità, riunita a Ginevra, stigmatizzasse l’eventuale ricorso ad armi meteorologiche. Nell’ agosto 1975, in seno ad una Conferenza ufficialmente consacrata ai problemi ambientali, si parlò così per la prima volta di “guerra meteorologica”. All’uscita, il rappresentante americano, l’ambasciatore Joseph Marin, e quello sovietico, l’ambasciatore Alexei Rochtchine, si rifiutarono di fare qualsiasi dichiarazione in merito, limitandosi ad affermare sorridendo che “tutto era andato per il meglio”.

Il Congresso meteorologico aveva intanto deciso di impiantare un registro internazionale di tutte le attività collegate alla modificazione artificiale del clima, di cui venne data ampia descrizione, ufficialmente per la prima volta, in occasione della conferenza dell’Associazione internazionale per la meteorologia e fisica dell’atmosfera, tenutasi nel 1973 a Tashkent, allora in Unione Sovietica. Il divieto di utilizzare tecniche di modificazione dell’ambiente a fini militari o per ogni altro fine ostile fu quindi oggetto, nel 1976, di un’ apposita dichiarazione, adottata con la Ris. 32/76 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La Conferenza del Comitato sul disarmo, tenutasi a Ginevra il 18 maggio 1977, diede origine alla Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di qualsiasi altro uso ostile delle tecniche di modificazione dell’ambiente, Convenzione nota anche con il sinonimo “ENMOD” (Envitoment Modification), ratificata dagli Stati Uniti nel 1980 …(FONTE )

 

1976 LA FORMA DI GUERRA’ CHE VERRA’? (CONVENZIONE ENMOD)

NATO E GUERRA METEOROLOGICA

LA NATO E LA GUERRA AMBIENTALE

PROGETTI DI MODIFICA DEL CLIMA

LA RAND CORPORATION E IL NUOVO PROGETTO MANHATTAN

TERRA COME ARMA E GEOINGEGNERIA COME GUERRA

1960: LA CIA VUOLE CONTROLLARE IL CLIMA

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