PREMESSA: Questa domanda mi assilla da oltre 10 anni. Potrebbe esserci un collegamento tra le due cose oppure no? Vogliono forse sostituire uno scudo danneggiato con uno artificiale? Sarebbe alquanto irragionevole, poiché queste misure di irrorazione indeboliscono ancora di più lo scudo protettivo. Le “misure di protezione” adottate in altre aree negli ultimi anni suggeriscono che una simile follia è assolutamente possibile.

Di Nogeoingegneria

 Lo strato di ozono (scudo) si trova nella stratosfera tra i 15 e i 30 km sopra la terra e protegge noi e gli altri esseri viventi dalle dannose radiazioni ultraviolette del sole. Se non fosse per lo strato di ozono, la vita non si svilupperebbe come la conosciamo. L’ozono stratosferico assorbe dal 97% al 99% della frequenza media della luce ultravioletta del sole.

Sappiamo che questo schermo protettivo è stato deteriorato da decenni. 

La spiegazione generalmente è questa: Quando i CFC e altri composti raggiungono la stratosfera, ampiamente utilizzati in diversi settori industriali e in comuni prodotti di consumo, sistemi di refrigerazione e solventi, vengono scomposti dalla radiazione solare, questi composti rilasciano atomi di cloro e bromo, che agiscono come catalizzatori nella distruzione dell’ozono.I colpevoli eravamo, in linea di massima, noi comuni mortali con le nostre brutte abitudini. E a quanto pare questo accade di nuovo oggi in un altro campo. Il report dell’Organizzazione delle Nazioni Unite sottolinea che la progressiva chiusura del buco dell’ozono è merito principalmente dell’impegno degli Stati nel raggiungere gli obiettivi fissati dal protocollo di Montreal. E si è già sentito dire che si può imparare da questa lezione. si può fare e si deve fare. 

Tuttavia, ci sono diverse cause che minacciano e daneggiano lo strato di ozono.

Non è molto chiaro quale sia lo stato effettivo del cosiddetto buco dell’ozono, le informazioni provenienti dal mainstream sono molto contraddittorie e di solito dimenticano che l’assottigliamento dello strato di ozono non è limitato alle regioni artiche.

Si parla poco degli effetti atmosferici degli interminabili incendi che imperversano attualemente Canada. È noto che il fumo degli incendi distrugge l’ozono stratosferico.

Non si parla quasi mai degli effetti degli aerei, dei razzi lanciati e dei satelliti che stazionano nelle zone alte della Terra. Lo strato di ozono rappresenta uno scudo e la protezione naturale della vita sulla Terra. Come ha spiegato Rosalie Bertell qualche anno fa, anche una perdita parziale ha gravi conseguenze per tutta la vita, e questo danno era stato fatto. Le sperimentazioni militari hanno danneggiato questo strato protettivo, come ha confermato anche il generale Mini nel suo discorso a Firenze nel 2012.

Quindi, da un lato stiamo perdendo il nostro scudo naturale e dall’altro vogliamo installarne uno artificiale, certo per ragioni che portano a nuovi interrogativi. Cosa diavolo sta succedendo?

Quello che segue è un articolo piuttosto curioso che discute alcuni fonti della disintegrazione dello scudo terrestre generalmente taciute, anche se le relative esplicazioni sono alquanto sorprendenti. 

Dallo spazio la minaccia alla chiusura del buco dell’ozono

Inserito da Giuseppe Nucera 

…Entro il 2030 il numero di satelliti in orbita attorno alla Terra potrebbe decuplicarsi, passando dagli attuali 6.000 operativi ai 58.000 previsti da un recente rapporto del Government Accountability Office degli Stati Uniti.
Un aumento che causerebbe direttamente il moltiplicarsi dello 
space debris, risultando così allo stesso tempo una reale minaccia per l’ozono atmosferico. I satelliti, infatti, sono realizzati con metalli come l’alluminio e il titanio ma contengono anche altre sostanze potenzialmente tossiche: queste vengono rilasciate dai vecchi satelliti non più operativi quando bruciano durante la loro fase di rientro nell’atmosfera terrestre. La combustione dell’alluminio sprigiona, infatti, gli ossidi di alluminio, già collegati in passato alla distruzione dell’ozono (ndr: sia il caso che sia stato proposto Un filtro solare al titanio per la Terra 
oppure le particelle di alluminio allo stato cristallino (Al2O3) che voleva sparare in quota Edward Teller etc). 

Secondo due ricerche commissionate da Esa per conoscere l’impatto ambientale della morte dei satelliti in disuso, è stato dimostrato che dalla loro combustione deriverebbe un impatto concentrato nella mesosfera e nell’alta stratosfera, pur essendo significativo nel lungo termine e solo nelle regioni polari. La concentrazione locale di ozono in Antartide potrebbe cioè diminuire di circa lo 0,05%, tuttavia decisamente minore all’impatto sull’ozono derivato dalle attività antropiche terrestri.

Il rilascio di sostanze inquinanti è l’aumento delle missioni è un connubio problematico che caratterizza anche i razzi spaziali. Ritenuti la causa solo dello 0,1% circa della distruzione dell’ozono rilevabile dal rapporto dell’Omm, anche in questo caso l’esplosione numerica delle missioni nei prossimi anni preoccupa molto per le conseguenze indirette sullo stato di salute dell’ozono.
Una recente 
ricerca della National Oceanic and Atmospheric Administration (Nooa) statunitense ha rilevato che un aumento di dieci volte della quantità di fuliggine da combustibile fossile iniettata nella stratosfera, attualmente 1.000 tonnellate all’anno, causerebbe, dopo 50 anni, un aumento della temperatura annuale in quello strato atmosferico da 0,5 a 2 gradi Celsius. Un surriscaldamento che degraderebbe anche lo strato protettivo di ozono.
Il problema potrebbe essere risolto dallo sviluppo di nuovi sistemi di propulsione per razzi che consumano carburanti presumibilmente più ecologici, come l’idrogeno e il metano. Tuttavia è ancora sconosciuta agli scienziati quale interazione avrebbero i fumi di scarico di questi nuovi motori con gli strati superiori dell’atmosfera terrestre. (ndr e il traffico aereo?)

Infine, anche gli aerei supersonici rappresentano una minaccia all’ozono: volando a più di 18,3 chilometri dalla superficie terrestre, essi rilasciano sostanze inquinanti nella bassa stratosfera dove risiede lo strato protettivo di ozono. Il rapporto dell’Omm stima che, se l’aviazione supersonica dovesse entrare nel circuito generale, le sue emissioni potrebbero ridurre la colonna di ozono totale fino al 10%. Un rischio dettato da una ripresa degli interessi ai velivoli supersonici 20 anni dopo il disastro del Concorde, tragico incidente del 2000 che decretò la fine del trasporto civile supersonico.

«Sono in fase di sviluppo nuovi velivoli supersonici e ipersonici che possono rilasciare vapore acqueo e ossidi di azoto nella stratosfera – ha dichiarato a Space.com Paul Newman, scienziato capo per le scienze della Terra presso il Goddard Space Flight Center della Nasa, che ha collaborato al rapporto dell’Omm – Al momento non ce ne sono abbastanza, ma in futuro, se iniziassero a volare migliaia di questi aerei nella stratosfera, potrebbero avere un effetto significativo».

Immagine in evidenza: Massima estensione annuale del buco dell’ozono dal 1979. Crediti: Cams

FONTE https://www.globalscience.it/40783/dallo-spazio-la-minaccia-alla-chiusura-del-buco-dellozono/

Qual è lo stato attuale dello strato di ozono?

La riduzione dell’ozono stratosferico si verifica in entrambi gli emisferi della Terra. Tuttavia, questo fenomeno è più pronunciato nell’emisfero meridionale (Antartide) che in quello settentrionale (Artico). Questo perché la formazione del buco dell’ozono è direttamente legata alla temperatura della stratosfera. Quando le temperature scendono al di sotto dei -78°C, tendono a formarsi nubi stratosferiche polari che aggravano la riduzione dell’ozono. In Antartide, la lunga presenza di basse temperature nella stratosfera stimola la loro formazione, mentre l’Artico è caratterizzato da una maggiore variabilità meteorologica di anno in anno.

In generale, il buco dell’ozono è definito come l’area in cui i valori della colonna di ozono ammontano a 220 unità Dobson (DU) o meno, contrassegnata dalla linea di contorno spessa e rappresentata in colori blu nella Figura 1. Questo fenomeno è evidente solo nell’emisfero meridionale. Qui, la massima estensione storica del buco dell’ozono, 28,4 milioni di km² (Figure 1 e 2), si è verificata nel settembre 2000. Quest’area equivale a più di sei volte il territorio dell’UE.

VEDI https://www.eea.europa.eu/en/topics/in-depth/climate-change-mitigation-reducing-emissions/current-state-of-the-ozone-layer

PAGINA EU https://climate.ec.europa.eu/eu-action/protecting-ozone-layer/overview_en

E’ VERO? L’OMM rilancia il bollettino sull’ozono-UV dopo 7 anni, mostrando un costante recupero dello strato di ozono
L’ultimo bollettino dell’OMM sullo strato di ozono evidenzia il processo di recupero in corso, con promettenti segnali di miglioramento, in particolare sulla regione antartica. https://currentaffairs.adda247.com/wmo-revives-ozone-uv-bulletin-after-7-years-shows-steady-recovery-of-ozone-layer/

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