Lettera da un manifestante

E’ una lettera ad un manifestante ma è anche una lettera da un manifestante, uno studente degli anni ’70 che vede le cose con altri occhi.

Voglio scambiare un paio riflessioni con voi che scenderete in piazza il 27 settembre, da manifestante a manifestante, voglio raccontarvi come si vede la manifestazione “Global Strike for Future” da qui, con gli occhi dei ragazzi degli anni ’70, quel periodo turbolento in cui nelle nostre strade si respirava l’aria della contestazione e le formazioni extraparlamentari nascevano come i funghi apparendo con nomi che avrebbero fatto la storia, bella o brutta, del nostro paese.

Una cosa univa tutti noi, manifestavamo contro il “sistema”, contro un potere detenuto dalla politica, da organizzazioni internazionali e da tutte quelle autorità che ad ogni livello hanno la loro espressione nella grande finanza, nelle banche, i governi con i loro ministri dell’istruzione, i provveditorati, i presidi per finire ai singoli professori, infine, ma non ultimi, c’erano anche i genitori che ovviamente non erano d’accordo.
Insomma quando andavi a manifestare sapevi che avresti avuto tutti contro, ed era ovvio perché era quel sistema che andavi ad accusare e solo l’idea di avere un preside che ti abbuonava l’assenza avrebbe fatto pensare che lui fosse impazzito o che fossi tu ad essere finito a combattere per la parte avversa.
Ecco, la prima cosa che vedo chiaramente osservandola da qui, dagli anni ’70, è che la manifestazione “Gobal Strike for Future” non è una ‘cosa’ dei ragazzi, è un prodotto delle autorità che incitano i giovani a protestare parlando attraverso una ragazza quindicenne che se non fosse da loro supportata non avrebbe le prime pagine dei giornali e le aperture dei TG.
Lo sciopero è sostenuto da tutte le autorità, a partire dai potenti di Davos per proseguire con l’ONU, la BCE, la UE, il Presidente del Consiglio Conte e il ministro Fioramonti per finire con Presidi, Professori e genitori, questi ultimi pentiti freudianamente di qualunque cosa, qui da quasi cinque decenni di distanza la puzza di bruciato si sente molto chiaramente.
Qualcuno ha scritto in questi giorni una frase che chiarisce di che puzza si tratti: una manifestazione organizzata dalle autorità non è una protesta, è una parata.
E le parate celebrano ed esaltano il potere, non lo contrastano.

La seconda cosa che noto (che a sua volta è conseguenza della prima) è che non è chiaro contro chi sia la protesta, sui vostri cartelloni vedo la CO2, protestate contro un gas… Il punto è che protestare contro i cambiamenti climatici è come protestare contro il male nel mondo, in poche parole chi è il soggetto contro cui si protesta se tutti, ma proprio tutti, sono d’accordo?
Il dubbio è che se non si capisce contro chi si protesta forse si protesta contro noi stessi.

 

Enzo Pennetta@CriticaScient

L’assurdità di una manifestazione di protesta autorizzata e promossa da chi detiene il potere è talmente grossa che Mentana non può far finta di niente…

Ragazzi del Global Strike, chiedete che si produca meno CO2 e temo che vi accontenterannoaumenteranno i prezzi di tutte quelle cose che voi, molto più delle generazioni precedenti, amate tanto, dalla corrente elettrica per alimentare i vostri dispositivi tecnologici ai viaggi low cost che non saranno più low cost, le automobili che da sempre sono state la nostra libertà di movimento, l’aria condizionata (della quale noi facevamo a meno), i costi del web e così via. Diciamo una cosa, tra di noi che tanto non ci sente nessuno, quanti di voi hanno rinunciato l’estate scorsa all’aria condizonata, ai viaggi in auto o con Rayanair, quanti potrebbero fare a meno del riscaldamento in casa d’inverno o ridurrebbero l’uso di apparecchi elettronici? Per questo mi sorge il dubbio che stiate protestando contro voi stessi, quando limiteranno o renderanno costose tutte queste cose non potrete dire nulla perché l’avete chiesto voi.

Vedo inoltre confondere l’inquinamento con le emissioni di CO2, legano le devastanti conseguenze dell’immissione di sostanze di rifiuto tossiche moltiplicate dalle dinamiche consumistiche del capitalismo con l’innocua anidride carbonica così indispensabile per la fotosintesi clorofilliana.

Ho sentito Greta Thundberg gridare che le hanno rubato i sogni, a proposito di sogni io a 15 anni una traversata dell’Atlantico in barca a vela la sognavo, non so quali sogni le siano stati rubati, ma questo non ha importanza, l’ho sentita dire queste parole:
Le persone soffrono, le persone muoiono e interi ecosistemi stanno collassando… e voi mi parlate di soldi?
Ma sono le stesse parole che si sentivano nei nostri scioperi, solo che se ci avessero detto che la colpa di tutto questo era della CO2 o del clima ci saremmo sentiti presi in giro: 
questi problemi sono le conseguenze del capitalismo, smettetela di chiamarlo emergenza climatica.

I sogni rubati alla vostra generazione esistono ma sono quelli che le generazioni precedenti vi avevano regalato, non rubato.
Sono quei sogni si chiamavano lavoro, da svolgere con orari umani e ben retribuito, assistenza sanitaria gratis per tutti, scuole curate e gratuite, una pensione dignitosa prima di diventare decrepiti, stabilità e possibilità di programmare una famiglia. Poter fare programmi: questo è il vero futuro.
E questo è il futuro che oggi quelli che vi incitano a scioperare vi stanno rubando, vi nascondono la loro ideologia neoliberista e puntando l’indice verso un gas.

Io, un contestatore che vi parla dagli anni ’70, vedo una strada per essere rivoluzionari venerdì prossimo e per tutto il tempo a venire, vedo che la vera trasgressione è quella che porta ad essere additati come cattivi ragazzi dalle autorità, la trasgressione è dire “della tua giustificazione non so che farne, tientela, io entro a scuola e studio tutte quelle materie che non volete più farmi studiare, cominciando da storia e filosofia, voglio mandare a quel paese tutte le vostre tre C e le tre I con tutto l’INVALSI.” Provateci e vedrete i disprezzo dei presidi: quello è il segno che siete contro il sistema.

Da contestatore degli anni ’70 non voglio l’autorizzazione di nessuno, non mi metto nelle mani di chi mi ruba il futuro, se fossi un contestatore degli anni duemila venerdì studierei.
La protesta e la rivoluzione passano attraverso tre compiti:

«Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza»

Studiare, dirigere l’entusiasmo verso i nostri obiettivi, non quelli di altri, organizzarsi, non farsi organizzare.
Questi sono i consigli di un certo Antonio Gramsci che di rivoluzioni se ne intendeva, anche lui un ragazzo di un po’ di anni fa, uno studente vicino a voi che vi dice qualcosa che vale la pena ascoltare.

FONTE https://www.enzopennetta.it/2019/09/lettera-da-un-manifestante/

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