Dalla Toscana alla Calabria, il suolo della Penisola potrebbe essere ricco di oro bianco. Per estrarlo servono i fluidi geotermici.

Di: Riccardo Ciriaco

Non sappiamo bene cosa si celi fra le viscere della terra, ma il sottosuolo italiano fa già grandi promesse. Perché lì, tra le rocce e le acque in profondità, dove le temperature raggiungono i 300 gradi, potrebbe nascondersi un tesoro di oro bianco.

Il litio, per capirci. Componente fondamentale per batterie di auto elettriche e tecnologie legate in generale alla transizione energetica. E persino la farmaceutica potrebbe trarre benefici dai segreti del nostro territorio. Per rivelarli servono però studi, ricerche e investimenti a lungo termine.

Dalla Toscana alla Calabria

L’invito si legge in un’intervista fatta da Repubblica – e firmata Azzurra Giorgi – ad Andrea Dini, ricercatore dell’istituto di Geoscienze e georisorse del Cnr di Pisa, che nei mesi scorsi ha pubblicato uno studio sul potenziale dello Stivale insieme ai colleghi Pierfranco Lattanzi, Giovanni Ruggieri ed Eugenio Trumpy.

Sviscerando dati e osservando nuovi campioni di roccia, l’analisi svela che il Klondike della Penisola sono Toscana, Lazio, Campania e la fascia al di là della catena appenninica. Ma non solo: “Ci sono zone inesplorate, come Sardegna e Calabria, o anche il crinale oltre l’Appennino, fino all’Adriatico, dove ci sono i giacimenti di idrocarburi”, racconta Dini. Posti di cui ancora “si sa poco”.

La chiave è la geotermia

Repubblica sottolinea poi che uno dei paesaggi più promettenti è quello dell’isola d’Elba: con una cava dal diametro di 500 metri e profonda 50 metri, potrebbero essere estratte 50.000 tonnellate di litio, che ai prezzi attuali – 80 dollari al chilo – significano entrate per 4 miliardi.

Ma c’è un problema: “Parliamo dell’Arcipelago toscano, una zona bellissima, protetta, dove l’economia si basa sulla valorizzazione turistica del territorio”, spiega ancora Dini. Come risolvere? Con i fluidi geotermici:

Dovremmo intercettarli e portarli in superficie con una tubazione, che passerebbe attraverso un impianto che estrae il litio in maniera diretta. Il fluido resterebbe caldo, ci si potrebbe produrre energia elettrica e teleriscaldamento, poi verrebbe reiniettato a 3.000 metri di profondità. Non andrebbe mai a contatto con l’ambiente esterno”.

Ci pensano anche Enel e Vulcan

Riportare alla luce l’oro bianco italiano sarebbe importante anche per “diversificare la filiera”, come ricorda giustamente Dini. Perché oggi il litio in Europa arriva principalmente da “Australia, Cina, Bolivia e Tibet”. Bastano “una crisi o un blocco commerciale per far andare in tilt il sistema”. Pandemia e materie prime servano da lezione. Per fortuna, in Italia c’è già un primo progetto Enel-Vulcan Energy alle porte di Roma, anche se alle fasi iniziali.

Prima di chiudere, Dini ricorda l’importanza del riciclo: “Finora le batterie al litio sono finite in discarica. C’è bisogno di ricerca scientifica e industriale, per l’ottimizzazione dei processi estrattivi, e di un contesto favorevole agli investimenti di tutta la filiera per arrivare a un’economia circolare”.

FONTE https://insideevs.it/news/625456/litio-italia-studio-cnr/

Litio, a Roma è caccia all’oro bianco. Giacimenti a nord della Capitale: ora si comincia a scavare

Vedia anche: https://www.cnr.it/it/news/11336/litio-in-italia-dai-fluidi-profondi-una-risorsa-per-la-transizione-energetica

Dalla Toscana al Lazio: la mappa del litio in Italia – La situazione in Italia

In Italia sono state individuate diverse aree potenzialmente ricche di litio. Il Sole 24 Ore, ad esempio, ha sottolineato l’interesse di due aziende minerarie, la tedesca Vulcan e l’australiana Altamin, nei confronti dei giacimenti di litio situati nei pressi del lago vulcanico di Bracciano, nel Lazio. In particolare, Altamin ha messo nel mirino 1.200 ettari a Campignano e 2.000 a Galeria. Vulcan ha già invece firmato un accordo con Stellantis per l’area di Cesano, non distante da Roma.

In generale, tutta la Valle del Baccano dà la sensazione di essere una ricchissima miniera di litio.

La Vulcan, attraverso la sua controllata italiana, Vulcan Energy Italy, ha ricevuto un’autorizzazione triennale per effettuare indagini preliminari proprio nella suddetta area, a fronte di una spesa di 7.463 euro. Gli obiettivi, va da sé, consistono nel valutare la potenzialità mineraria della zona e analizzare i dati dei pozzi geotermici realizzati in passato.

Già, perché, in base alle conoscenze attuali, a 1.300 metri di profondità ci sarebbe un giacimento di litio tra i più corposi al mondo, visto che per ogni litro d’acuqa sotto forma di vapore ci sarebbero tra i 350 e i 380 milligrami di litio. https://www.true-news.it/economy/dalla-toscana-al-lazio-la-mappa-del-litio-in-italia

Altre aree di interesse

In Toscana Enel ha acceso i riflettori su Larderello, dove il litio sarebbe incastonato nel granito. Da anni, poi, la presenza del minerale è documentata nei sedimenti fluviali dei bacini situati sul Macigno e sulle Argille Scagliose, in Toscana meridionale, per non parlare dell’Isola del Giglio e dell’Isola d’Elba.

Qui, negli anni passati, sono andate in scena varie ricerche tra i Paesi di San Piero e Sant’Ilario, nei pressi del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, tra le proteste delle associazioni ambientaliste. Spostandoci più a nord, in Alto Adige la presenza del litio è riscontrabile nella valle di Racines, a Vipiteno. Sono poi emerse ipotesi di estrazione del litio anche attravrso processi di arricchimento nelle saline siciliane, ma la fattibilità dell’opera è ancora da valutare.

In attesa di capire l’evolversi della situazione, l’Unione Geotermica Italiana (UGI) ha messo sul tavolo la proposta di avviare un tavolo tecnico nazionale per parlare proprio dello sviluppo geotermico in Italia. A dire il vero, in un report UGI del 2015 si faceva già riferimento al litio. “In varie regioni (Emilia, Sardegna, Sicilia, Toscana) – si poteva leggere nel documento – si conoscono acque di minor termalità con contenuti significativi di litio. Esiste peraltro un ovvio potenziale nei campi geotermici ad alta entalpia della Toscana, come dimostra l’interesse manifestato da Enel, attraverso il bando Brinemine, a individuare tecnologie atte al recupero del litio (e di altri metalli) dai fluidi geotermici”. Oggi più che mai è quindi importante riprendere e approfondire le conoscenze fin qui acquisite. In modo tale da stilare una mappa dettagliata del litio italiano e sfruttare al meglio la preziosa risorsa. 

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