L’ apocalisse australiana è COLPA DI CHI??? Tutta «culpa» del climate change? Dei cammelli? I fatti dicono altro. E’ in corso il ‘terraforming’ del continente australiano e le motivazioni sono diversi – qui una nuova puntata : il watermanagment e ‘Watergate’. Osserviamo un mix di interessi pesanti in campo, indirizzati in una direzione: la distruzione.

Articolo Nogeoingegneria 

La notizia ha fatto il giro del mondo: pochi giorni fa il governo australiano ha ordinato l’uccisione di 10mila cammelli selvatici colpevoli di ‘consumare’ troppa acqua’  L’ uccisione sarebbe eseguita da cecchini aborigeni a bordo di elicotteri.

La campagna di macellazione è condotta nei territori di Anangu Pitjantjatjara Yankunytjatjara (APY), una vasta area gestita dagli aborigeni nell’estremo nord-ovest del Sud Australia . “Queste mandrie esercitano pressioni sulle località aborigene dei territori APY esulle attività di pastorizia a causa della ricerca di acqua da parte dei dromedari”, ha dichiarato il comitato esecutivo dei territori APY in una nota. Leggi qui  

I cammelli sono davvero un problema? Furono introdotti dai colonizzatori inglesi nel diciannovesimo secolo. La loro popolazione è cresciuta molto fino a superare probabilmente il milione di esemplari e potrebbe raddoppiare in pochi anni. Quindi un problema c’è. 

Il problema dell’ acqua però ruota molto attorno alle modifiche dei laghi australiani e alle deviazioni dei flussi fiumi, per fornire irrigazione alle vaste distese di campi di cotone e riso e miniere. Un esempio è la megaminiera di carbone Carmichael, nell’entroterra del Queensland. Possiede una concessione di 60 anni per prelevare tutta l’acqua di cui avrà bisogno, senza limite alcuno (fino al 2077). Questo regalo concesso dall’Australia  è un “trattamento di favore” da momento che il progetto è stato esentato da qualsiasi misura d’esame normalmente prevista dal Water Act.  

La cava è in mano al colosso minerario indiano Adani (vedi approfondimento ). Con un’estensione prevista di oltre 200 chilometri quadrati, la miniera più grande dell’Australia minaccia direttamente suolo, acqua e atmosfera. I lavori sono iniziati negli anni ’60 del secolo scorso e ancora oggi sono in programma restringimenti dei bacini e ulteriori deviazioni fluviali. Tutto questo senza contare gli accessi illegali degli agricoltori per irrigare le proprie terre. Ciò ha portato a una drastica riduzione dei livelli dell’acqua nei vari ecosistemi.

Nel 2012 il governo australiano propose un piano – Murray-Darling Basin Plan – per la salvaguardia e la conservazione del fiume. I fiumi Murray e Darling con i loro affluenti sono la linfa vitale di una regione grande quanto la Germania e la Francia insieme. Qualcuno si accorge: I fiumi non arrivano più al mare: i prelievi di acqua sono peggio del global warming.

Nessuno vuole ammettere che il piano Murray Darling Basin non funziona correttamente. Non abbiamo mai pensato che avremmo avuto conseguenze come quelle che stiamo affrontando oggi». Vedi qui

L’estrazione mineraria, l’urbanizzazione, l’industrializzazione, l’agricoltura, la proliferazione delle dighe, la frequente deviazione dei corsi d’acqua e la manipolazione meterologica sono fattori rilevanti. La manipolazione del meteo in Australia non è un segreto. Il cloudseeding (indipensabile per il funzionamento delle grandi grandi dighe) è iniziato in Australia  nel Nuovo Galles del Sud e subito dopo la seconda guerra mondiale. Cloudseeding è gestione dighe sono strettamente connesse, costruire dighe implica la ‘produzione’ di piogge.

1951

Fu accusata La Snowy Hydro che gestisce sia le dighe che le modifiche delle piogge in Australia/Greensland. Nel 2011 dovette aprire le dighe per un eccesso di piogge. Erano in corso operazioni di cloud seeding. L’ Australia vide una devastazione senza precedenti. Qualcuno domandò: lavoravano bene le dighe? Did the dams work? e Snowy Hydro under fire over water release

Oggi si parla di

SNOWY 2.0

Nella regione Sud dell’Australia sono iniziati i lavori nel cuore delle Snowy Mountains L’obiettivo è la realizzazione di Snowy 2.0. In questa regione ricca di foreste verdi, che ora bruciavano, tutto è pronto per cominciare gli scavi di una serie di pozzi e tunnel.
Snowy 2.0 è quello che tecnicamente viene definito un “
pumped storage scheme” (un impianto di pompaggio), che permette alla centrale elettrica di riciclare l’acqua utilizzata per far muovere le sue turbine. Snowy 2.0 n è l’espansione dello Snowy Mountains Hydro-electric Scheme, una rete di impianti idroelettrici attiva nella regione e gestita da Snowy Hydro, una delle più grandi aziende energetiche del paese. Il progetto è presentato come innovazione ‘green. C’è chi la vede modo diverso.

Snowy 2.0 will be ‘Environmental Vandalism’ (Snowy 2.0 sarà vandalismo ambientale).

APPROFONDIMENTI

Guerre per l’acqua: il piano del Bacino Murray-Darling – distrugge il sistema fluviale

L’Australia combatte per l’ultima goccia d’acqua (estratto)

…Da migliaia di anni i fiumi, i laghi e le paludi del sistema fluviale costituiscono il cuore della vita degli indigeni australiani, intorno al quale si sono ramificati numerosi miti e storie sulla creazione. I Ngarrindjeri alla foce del Murray si considerano addirittura parte del sistema fluviale. «Tutte le cose viventi sono collegate tra loro», scrivono ad una commissione d’inchiesta statale, «noi imploriamo tutte le persone di rispettare l’acqua e la terra. Noi abbiamo nostalgia di acqua fresca e pulita e di un paesaggio sano».

La commissione è stata istituita per esaminare la decadenza del sistema Murray-Darling. Perché intorno a questa linfa vitale non si coltiva correttamente. Clyde Rigney senior, uno degli anziani dei Ngarrindjeri, è preoccupato per il futuro dei bambini della piccola comunità aborigena di Raukkan. Nel suo luogo d’origine sulla foce di Murray non arriverebbe quasi più acqua.

Nella sua lunga storia il sistema fluviale avrebbe sempre resistito ai periodi di siccità, ma dietro alla crisi di questi anni ci sarebbero problemi strutturali: «Grandi sottoelementi agrari nel tronco superiore del sistema fluviale estraggono eccessivamente o persino illegalmente acqua per la coltivazione di cotone o di riso», afferma la Turley. Per lei è chiaro: «La Murray-Darling Basin Authority responsabile della gestone del sistema fluviale ha completamente fallito».

In Australia c’è da costatare che enormi quantità di acqua non raggiungono proprio mai il sistema fluviale, perché molte grandi imprese del nord si sono comprate il diritto di estrarre l’acqua dai terreni inondati dopo i temporali e le piogge monsoniche e di stoccarla in bacini di raccolta privati. «Così i coltivatori di cotone ottengono la loro acqua», spiega la portavoce della Murray-Darling Basin Authority.

Oltre il novanta per cento del cotone di alta qualità australiano viene coltivato nel tronco superiore del sistema fluviale Murray-Darling. Le piante di cotone richiedono sì enormi quantità di acqua, ma il raccolto totale ha un valore di quasi due miliardi di dollari. In buona parte viene esportato in Cina e India; le imprese tessili di questi paesi hanno investito nelle imprese agricole australiane.

I dirigenti delle imprese e molti coltivatori di cotone indipendenti più piccoli nel tratto superiore sono stufi di essere sempre additati come l’uomo nero. Michael Murray dell’organizzazione di settore Cotton Australia afferma che molti coltivatori di cotone sono stati colpiti dalla siccità. Inoltre negli scorsi anni i produttori di cotone australiani avrebbero ridotto considerevolmente il proprio consumo idrico attraverso metodi di irrigazione migliorati.

I politici reagiscono in modo vistosamente taciturno ai risultati della commissione d’inchiesta e alle critiche degli agricoltori del tronco inferiore e degli ambientalisti. Questo vale sia per i rappresentanti dei partiti conservatori della coalizione di governo che per quelli del partito laburista all’opposizione. Entrambi sottolineano che si intende rispettare il piano di salvataggio del 2012 e migliorarlo. Nei prossimi mesi si terranno le elezioni, sia a livello nazionale e che nello stato del Nuovo Galles del Sud, particolarmente colpito dalla carenza idrica. La situazione è complicata, le categorie coinvolte nella questione sono potenti. Per questo per i politici dei due grandi partiti è troppo rischioso affrontare adesso questo tema. ARTICOLO INTEGRALE  

Watergate: lo scandalo che circonda il ‘Murray Darling Basin Water’

La miniera di carbone Adani è un sacrilegio in terra indigena

La controversa miniera di carbone del gruppo indiano Adani, che si dovrebbe realizzare nello stato australiano del Queensland, violerebbe i diritti dei popoli indigeni. L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) fa notare che parte di quella che sarà la più grande miniera di carbone al mondo si trova su terreni appartenenti alle tribù Wangan e Jagalingou. Le due tribù combattono il progetto dal punto di vista legale da decenni.

Se la miniera dovesse entrare in funzione come previsto, l’impatto sulle tribù Wangan e Jagalingou sarà catastrofico, poiché l’inquinamento diretto causato dal funzionamento della miniera non inquina solo il loro habitat. Il gestore della miniera prevede di prelevare 12,5 miliardi di litri d’acqua all’anno dal vicino fiume Suttor. Inoltre l’estrazione del carbone si svolgerà in parte in terra sacra, le cui piante e animali sono culturalmente estremamente importanti per queste persone. È uno scandalo che lo Stato abbia cancellato ai Wangan e i Jagalingou i titoli che garantivano loro il possesso delle loro terre ancestrali.

L’Australia ha ratificato la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni nel 2009. Questa stabilisce chiaramente che le popolazioni indigene interessate devono dare il loro previo consenso esplicito a qualsiasi intervento nel loro territorio ancestrale. Poiché ovviamente non è stato dato nessun consenso da parte delle due tribù, lo stato del Queensland sta violando la dichiarazione ONU sui popoli indigeni. FONTE  https://www.pressenza.com/it/2020/01/la-miniera-di-carbone-adani-e-un-sacrilegio-in-terra-indigena/

Il Queensland annulla le proprietà degli aborigeni per far posto a una miniera di carbone

Con quello che gli aborigeni Wangan e Jagalingou definiscono «un atto vergognoso», il governo del Queensland ha annullato le proprietà aborigene su oltre 1.385 ettari nel Paese di Wangan e Jagalingou, dando così il via libera alla miniera di carbone di Carmichael della multinazionale indiana Adani, nonostante i proprietari terrieri si fossero rifiutati di dare il loro consenso.

VIDEO 

Tutta «culpa» del climate change? I fatti dicono altro. E’ in corso un ‘terraforming’ del continente australiano e le motivazioni sono evidenziati 

TERRE RARI E INTERESSI CONNESSI 

TERRE DI SPERIMENTAZIONI

L’ASCESA DELLE CITTÀ INTELLIGENTI E CINA

E  WATERMANAGMENT

E per non far mancare nulla: Invasione del Fracking in Australia

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