Era  La Repubblica a portare avanti l’inchiesta “Vaccinati a morte”, un allarme sulle conseguenze della pratica di vaccinare tanto e con urgenza i militari.

Numerosi studi scientifici, riferiva La Repubblica, dimostravano che, arrivati a cinque vaccini somministrati nello stesso periodo, il sistema immunitario va in tilt e le difese si abbassano di oltre il 70 per cento.
Ad essersi ammalati in questo modo sarebbero stati oltre tremila i giovani sottoposti a troppe vaccinazioni in poco tempo e poi mandati in giro con le 
difese immunitarie menomate.  “L’allarme del Cocer: ‘Troppi vaccini e protocolli inapplicati'”

La Commissione d’inchiesta del Senato aveva individuato: le vaccinazioni fatte con tempi, modalità e controlli sbagliati.

La dottoressa Ferrazin (Aifa) precisava “Vaccini equivalenti per civili e militari”

INCRMINAZIONE PER DISOBBEDIENZA –  se sei militare a queste vaccinazioni non puoi opporti o rischi di essere incriminato per insubordinazione.

L’ attenzione si sposta oggi sui nostri figli e domani su tutti noi

 Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale PNPV 2017-2019

Militari: morti sospette, il medico: “La causa è nei vaccini”

Risultati immagini per Massimo Montinari,

‘Molti militari ammalatisi – ha spiegato Massimo Montinari – non sono mai andati in missione e si sono ammalati anche dopo il periodo di ferma breve. La correlazione che ho trovato non è dunque con l’esposizione ambientale all’uranio impoverito”

‘Firenze, 23 marzo 2011 – Massimo Montinari, dirigente dell’ufficio sanitario del VII reparto della Polizia mobile di Firenze, ritiene che alla base delle neoplasie sviluppate da molti militari non ci sarebbe l’esposizione all’uranio impoverito ma i vaccini, o meglio, ”le loro modalità di somministrazione, il mancato controllo dell’assetto immunitario di chi li riceve e alcune sostanze cancerogene usate come eccipienti’‘. La tesi è stata esposta nel corso di un’audizione presso la commissione d’inchiesta sull’Uranio impoverito del Senato.

 ”Molti militari ammalatisi – ha spiegato – non sono mai andati in missione e si sono ammalati anche dopo il periodo di ferma breve. La correlazione che ho trovato non è dunque con l’esposizione ambientale all’uranio impoverito. Se fosse questa la causa, servirebbe un’esposizione duratura o all’uranio impoverito o alle polveri contaminate dalle radiazioni di uranio che i militari non hanno avuto”. Il nesso e’ invece con ”la vaccinoprofilassi cui vengono sottoposti periodicamente i militari, spesso inutilmente, senza controlli, senza verificare le loro condizioni cliniche e se gia’ immunizzati, e con alcune sostanze usate per la somministrazione del vaccino, che hanno un effetto cancerogeno”.

 Montinari si è riferito in particolare a un vaccino anti-tifico, il Vivotif (messo fuori commercio qualche anno fa), le cui capsule contengono sostanze canceregone. ”Si tratta di dell’etilenglicole, il dibutilftlato e il dietilftalato, idrocarburi e ftalati usati anche in vernici, inchiostri, fibre di vetro, sistemi di refrigerazione, che sono molto tossici per l’organismo – ha continuato – e tra gli altri effetti hanno tumori e sterilita’. Non e’ dunque il vaccino a essere cancerogeno, ma la capsula con cui questo e’ preparato”.

Un altro fattore di rischio è rappresentato dai metalli contenuti nei vaccini, come ”mercurio e alluminio – ha concluso – usati come eccipienti, che alterano la frequenza delle cellule e danneggiano il sistema immunitario.   FONTE http://www.lanazione.it/firenze/cronaca/2011/03/23/478684-militari_morti_sospette_medico_causa_vaccini.shtml

VIDEO CINQUE REGOLE PER NON AVERE DANNI DA VACCINI – MASSSIMO MONTINARI

Vaccini mortali ai militari, due sentenze condannano lo Stato

… E’ la sentenza del Tar del Friuli Venezia Giulia che impone al ministero della Difesa di riesaminare la richiesta fatta (e prima rigettata) di considerare una “vittima del dovere” suo figlio Francesco Rinaldelli, morto a 20 anni per un cancro dopo una serie di vaccini troppo numerosi e ravvicinati. 


L’INCHIESTA: VACCINATI A MORTE 1  2 – 3 – 4

Ma non è tutto, perché negli stessi giorni la Corte d’appello di Lecce ha condannato il ministero della Salute in appello a risarcire la famiglia di Fabio, anche lui militare morto per leucemia dopo un bombardamento di vaccini. Fabio si è spento nel 2002, Francesco nel 2008. Da quel momento è iniziata una battaglia legale infinita per veder riconosciute le responsabilità di chi ha causato a loro e ad almeno altri 2800 ragazzi un abbassamento delle difese immunitarie da risultare letale…. Vedi http://www.repubblica.it/cronaca/2014/06/24/news/condanne_vaccini_mortali-89886186/?ref=HREC1-13

Il progetto Signu

Era uno studio nato per cercare di capire se alcune malattie dei militari andati in Iraq fossero riconducibili all’uranio impoverito ma videro che la presenza di questo era quasi impercettibile.

Invece si aprì una nuova traccia: si scoprì che dopo 5 vaccinazioni a volte si sviluppavano ossidazioni cellulari che portavano a tumori.

Signum era un progetto grande, coinvolgeva quattro università, stava arrivando a conclusioni scientificamente importanti ma ad un tratto, di punto in bianco è stato accantonato …VEDI http://www.repubblica.it/cronaca/2014/06/24/news/condanne_vaccini_mortali-89886186/?ref=HREC1-13

VEDI  PROGETTO SIGNUM 

Vaccini mortali ai militari – sindrome senza balcani

Vaccini mortali ai militari – sindrome senza balcani, era il titolo di una inchiesta di Maurizio Torrealta. La qualità del filmato purtroppo non è buona, ma la qualità del contenuto giustifica la segnalazione.

PARTE 1 e PARTE 2 

AGGIORNAMENTO 

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Nello scorso mese di luglio è stata resa pubblica la relazione finale della IV Commissione d’Inchiesta sull’uranio impoverito, uno studio autorevole che ha fatto ulteriormente chiarezza sulle cause di un fenomeno che ha colpito migliaia di soldati italiani negli ultimi vent’anni.

All’inizio del nuovo millennio, infatti, tra i nostri militari che avevano prestato servizio nelle missioni balcaniche, in Bosnia e nel Kosovo, si era verificato un improvviso aumento di casi di linfoma di Hodgkin, tale da far prevedere un collegamento tra l’insorgere della malattia e l’attività prestata in teatro.

Gravemente sospetta era apparsa la presenta in quei territori di residui di uranio impoverito che, sotto forma di aerosol con particelle micro polverizzare trasportabili dal vento anche a grande distanza, erano suscettibili di entrare nell’organismo per inalazione o ingestione attraverso alimenti contaminati. Dopo non poche polemiche, non sempre prettamente scientifiche, venne varata la Commissione Mandelli, incaricata dal Ministero della Difesa di far luce sul fenomeno ed individuarne le cause scatenanti. 

La commissione terminò i propri lavori nel 2004 senza accertare un nesso diretto ed incontrovertibile tra l’esposizione potenziale all’uranio impoverito e l’insorgenza dei linfomi, ma raccomandando un’ulteriore fase di studio che monitorasse l’evoluzione del fenomeno.

Ne nacque, su indicazioni della Difesa, il Progetto SIGNUM, acronimo per Studio di Impatto Genotossico Nelle Unità Militari, destinato a coinvolgere su base volontaria 982 militari impiegati nella missione “Antica Babilonia” in Iraq, dove le forze statunitensi avevano fatto largo uso di munizionamento contenente uranio impoverito.

Lo studio prevedeva la raccolta di informazioni dettagliate sulla possibile esposizione dei militari oggetto dell’indagine all’uranio impoverito e ad altri metalli pesanti mediante l’esame di campioni biologici (urine, sangue e capelli) effettuato prima e dopo la missione, per un periodo significativamente lungo (quasi otto anni).

Lo scopo era chiaramente quello di porre in essere una sorveglianza clinica ed epidemiologica protratta nel tempo, per accertare l’insorgenza di fenomeni a lungo termine.

Lo studio prendeva inoltre in considerazione altri fattori potenziali di rischio quali le condizioni ambientali e climatiche presenti nelle basi italiane di “White Horse” e “Camp Mittica”, gli stili di vita, la dieta, il fumo ed altre condizioni tendenzialmente pericolose, inclusa, per la prima volta, la somministrazione dei vaccini.

Il rapporto finale del progetto, redatto dal Comitato Scientifico costituito da 14 esperti di fama provenienti dagli staff medici delle università di Pisa, Genova e Roma, giunge già nel 2010 a conclusioni sorprendenti.

Nei soldati monitorati la quantità di uranio impoverito presente nel sangue e nelle urine non risultava aumentata al termine della missione, ma diminuita.

Erano invece aumentati i livelli di cadmio e nichel, notoriamente cancerogeni, ed ara cresciuto il danno ossidativo sul dna dei linfociti, cioè delle cellule del sistema immunitario, in particolare tra i soggetti che svolgevano intesa attività all’esterno ed avevano subito 5 o più vaccinazioni. I monitoraggi ambientali escludevano invece contaminazioni significative dovute ad uranio e l’esposizione ad altri specifici inquinanti genotossici.

 

L’attenzione sui vaccini

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L’uranio impoverito, il grande accusato dei Balcani, cessava di essere il principale responsabile delle malattie sviluppate tra tanti soldati italiani e di un numero tristemente crescente di decessi.  Il Comitato Scientifico di Signum si concentrava invece sui vaccini, osservando una chiara correlazione tra le alterazioni ossidative del DNA ed il numero di vaccinazioni effettuate a partire dal 2003.

La differenza più eclatante si registrava infatti tra i 742 soggetti che avevano ricevuto un massimo di quattro vaccinazioni e quanti, un centinaio, ne avevano praticato un numero superiore, fino ad otto e somministrate talvolta anche in rapida successione. Per questi ultimi il differenziale di alterazioni ossidative era significativamente più elevato.

In particolare risultava sotto accusa il vaccino trivalente vivo attenuato Mrp (morbillo parotite rosolia) suscettibile di compromettere le cellule del nostro sistema immunitario incaricate di aggredire ed eliminare gli agenti patogeni esterni. 

Profilassi massicce, stress psico-fisico e forte irraggiamento solare venivano pertanto individuati quali probabili concause di linfomi e neoplasie. Sulla base di queste conclusioni, per certi versi inaspettate e spiazzanti, si costituì con delibera del Senato del 16 marzo 2010 una nuova Commissione Parlamentare di Inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che avevano colpito il personale italiano impiegato all’estero. Di fronte a questa il professor Franco Nobile, oncologo direttore del Centro prevenzione della lega contro i tumori di Siena, rese noti gli esiti di uno studio condotto su 600 militari del 186° Reggimento Paracadutisti “Folgore” reduci da missioni internazionali.

Le risultante confermavano quanto emerso dal Progetto Signum, evidenziando la possibilità che pratiche vaccinali particolari, massicce e ravvicinate potessero comportare una “disorganizzazione del sistema immunitario”, suscettibile a sua volta di concorrere alla manifestazione di gravi patologie autoimmuni, quali tiroidite, sclerosi multipla, eritema nodoso, lupus, artrite reumatoide, diabete e, secondo taluni studi, leucemie e linfomi.

Sotto accusa erano soprattutto le modalità di somministrazione vaccinale, con un nesso sempre più evidente tra vaccinazioni ravvicinate e abbassamento delle difese immunitarie, ed il loro stesso contenuto, che evidenziava la presenza di metalli pesanti quali alluminio e mercurio, senz’altro cancerogeni, utilizzati in alcuni tipi di vaccini come eccipienti e conservanti per migliorarne l’effetto.

Il ruolo dei vaccini risulterebbe suffragato soprattutto dall’insorgenza di numerosi casi di malattie in situazioni che escluderebbero altri fattori, primo fra tutti l’uranio impoverito.

Secondo dati di fonte ufficiale, infatti, l’85% dei militari che hanno contratto patologie gravemente invalidanti o sono addirittura deceduti per cause tumorali non hanno preso parte a missioni militari all’estero.

Si giunge così ai giorni nostri, con la pubblicazione, nel mese di luglio, della Relazione della IV Commissione d’Inchiesta sull’uranio impoverito che, nonostante il nome, si è occupata di tutti gli aspetti relativi alla tutela della salute del personale militare.

Sono state esaminate anche tematiche particolari, relative a determinati siti utilizzati dalle forze armate e potenzialmente contaminati dalla presenza di amianto, gas radom o elementi radioattivi specifici utilizzati nel sistema di tracciamento IR del missile Milan.

Oltre a questo la Relazione si è soffermata ampiamente di nuovo sulla somministrazione dei vaccini.

Ricordando gli esiti del progetto Signum e gli studi del Prof. Nobile sui militari della Folgore che collegavano in maniera molto netta il significativo incremento della frequenza di alterazioni ossidative del DNA dei linfociti con un numero di vaccinazioni superiore a cinque, il documento raccomanda che tale numero divenga limite prescrittivo nella somministrazione di vaccini ed adottato come specifica prescrizione.

 

Indicazioni utili anche per civili e bambini?

 A tale proposito la Commissione suggerisce di predisporre una serie di esami pre-vaccinali specifici per individuare i soggetti particolarmente esposti a patologie gravi e per i quali è assolutamente sconsigliabile la vaccinazione, estendendo tali test in futuro anche alle reclute in fase di valutazione di idoneità all’arruolamento. In ogni caso per tutto il personale in servizio si raccomandano esami prima della somministrazione, per valutare immunità già acquisite e si sottolinea l’opportunità di non effettuare vaccinazioni in prossimità della partenza per le missioni, perché indurrebbero uno stato di immunodepressione che aumenterebbe paradossalmente il rischi di contrarre quella stessa malattia o altra patologia.

Infine la Commissione esprime il convincimento che farmaci vaccinali forniti in soluzione monovalente e monodose ridurrebbero significativamente i rischi della profilassi vaccinale, in particolare in presenza di soggetti già immunizzati nell’infanzia, con profilassi specifica o per aver contratto la malattia.

Dopo quasi vent’anni di polemiche spesso ideologiche e ben poco scientifiche, accese campagne di stampa talvolta fuorvianti, circa 4000 soggetti ammalati ed alcune centinaia di decessi, sembrano finalmente identificate con sufficiente chiarezza le cause principali di un fenomeno così grave e devastante.

Nell’auspicare che il Ministero della Difesa e la Sanità Militare diano attuazione con la massima sollecitudine e solerzia alle direttive espresse dalla Commissione, non possiamo ignorare che l’apparizione di questo autorevole documento sia coinciso con le forti polemiche registrate in tema di vaccinazione dei bambini in età scolare, vaccinazioni numerose (10 obbligatorie e 4 facoltative) ed effettuate anche con farmaci polivalenti.

A dispetto delle granitiche certezze manifestate più volte dal ministro della salute ci domandiamo se non sia opportuno suggerire anche per i bambini maggiori cautele e specifici accorgimenti pre-vaccinali per escludere rischi legati all’iperimmunizzazione, valutando caso per caso i possibili effetti delle somministrazioni sull’equilibrio immunitario.

 FONTE http://www.analisidifesa.it/2017/09/in-principio-era-luranio-impoveritopoi-i-vaccini/

 

AGGIORNAMENTO FEBBRAIO 2018

Uranio impoverito e salute militari. Conclusi lavori della Commissione Parlamentare. Ecco cosa è emerso

Mai come questa volta il mondo militare della sicurezza è stato scandagliato in ogni sua piega anche più riposta. D’ora in avanti, sarà arduo non partire in qualsiasi analisi sul mondo militare dalla scoperta degli otto meccanismi procedurali e organizzativi che convergono nel produrre il duplice effetto di offuscare i rischi incombenti su militari e cittadini e nel contempo di arginare le responsabilità dei reali detentori del potere. LA RELAZIONE

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