L’allevamento intensivo genera più emissioni di gas serra a livello mondiale di tutte le auto, camion, treni, barche e aerei messi insieme. Una mucca in un anno ha un impatto inquinante equivalente ad un’automobile di media cilindrata che percorre 70.000 km. Possibile? sì, ebbene sì! …
Se la qualità della tua salute non è un argomento abbastanza forte per resistere alla tentazione di mangiare carne sappi che ci sono una quantità enorme di motivi per scoraggiarti. Uno di questi è un documentario che mette in luce il ruolo dell’allevamento intensivo…
Questo film è stato in concorso a CinemAmbiente 2009, il principale evento italiano di cinematografia ambientalista.
Le informazioni scientifiche derivano e sono state convalidate dalla FAO (Organizzazione per l’Agricoltura e l’Alimentazione dell’ONU), dal World Watch Institute e dall’Istituto per gli Studi Ambientali della Libera Università di Amsterdam.
I gas serra prodotti dal settore zootecnico. Fonte FAO (Organizzazione per l’Agricoltura e l’Alimentazione dell’ONU)
Il documentario COWSPIRACY di Kip Andersen scopre una delle industrie più distruttive del pianeta – e scopre perché le principali organizzazioni ambientaliste hanno così paura di parlarne e la gente non vuole saperne:
Sono bastati 7 giorni a due giovani e coraggiosi film maker californiani, Keegan Kuhn e Kip Andersen, per raggiungere grazie al crowdfunding, la cifra necessaria per poter finalmente dare alla luce il loro progetto: “Cowspiracy” un documentario dedicato alla realtà degli allevamenti intensivi e del loro reale impatto sull’ambiente Terra. Non solo il progetto ha raggiunto la cifra richiesta (54mila dollari) ma l’ha superata con più di un mese di anticipo.
“E’ incredibile – raccontano i due registi e produttori del film in un video di ringraziamento al pubblico – quanto sia stato veloce e quanto supporto ci avete dato: abbiamo lavorato per un intero anno a questo documentario, mettendoci i nostri soldi, più di 10mila dollari, il nostro tempo, inchieste, investigazioni, e alla fine, siamo pronti, il documentario è finito ed è grazie a voi che ora i media ne parleranno”. Il sottotitolo del documentario parla chiaro: “The environmental film that environmental organizations don’t want you to see” ossia “il documentario ambientalista che le organizzazioni ambientaliste non vogliono che voi vediate“. E sono loro, infatti, al centro della polemica in questo film: è a loro che i due fim maker si sono rivolti per chiedere perchè, nonostante sia la prima e più grave causa di distruzione ambientale, gli allevamenti intensivi non vengono combattuti, perchè non se ne parli nel modo corretto, e perchè questo, infine, non sia ancora diventato uno scandalo planetario quale dovrebbe essere. La risposta appare chiara anche attraverso i pochi minuti del trailer: paura, interessi, politica, soldi. Ingranaggi troppo potenti che “schiacciano” chiunque tenti di alzare la testa, a meno che, come hanno fatto i due registi, non lo si faccia in modo autonomo, senza grandi nomi alle spalle. Chi li ha sostenuti è stato il pubblico che vuole sapere, conoscere e questa, se ce ne fosse stato bisogno, è la dimostrazione che il web è potente e spesso sinonimo indiscusso di libertà di espressione.
FONTE
Cowspiracy (2014) – Il trailer
FILM INTEGRALE con sottotitoli in italiano
Secondo Cassandra Brooks, dello Standford Woods Institute For the Environment, «nel 2020 la produzione di carne sarà raddoppiata a causa sia dell’aumento di consumo di carne pro capite sia della crescita demografica. Gran parte di questa crescita passerà attraverso i sistemi industrializzati di produzione animale e ciò eserciterà un impatto ancora più forte sull’ambiente globale. Le nazioni coinvolte in questo processo dovranno far fronte ad imponenti trasferimenti di energia “virtuale”, acqua e nutrienti, con effetti sia sui territori locali sia su quelli più distanti. Tutti questi eventi e previsioni ci offrono la possibilità di proporre politiche che vadano ad alleviare gli aspetti negativi di questi processi, mettendoci in condizione di affrontare le molteplici conseguenze prodotte dai sistemi industrializzati di produzione animale».
IL CO2, UN PROBLEMA GRAVE?
Dice Paolo de Santis:
Il CO2, l’anidride carbonica è uno dei mattoni della vita, non è un gas nocivo, spesso viene additato come se fosse un composto chimico artificiale; in realtà è un gas naturale, indispensabile per la vita stessa.
Le voci dominanti accusano questo gas, il CO2, di essere la causa principale del surriscaldamento del pianeta (*).
Ma il CO2 non è certo l’unico gas serra, osserva De Santis senza entrare nel merito del dibattito sulle conseguenze del global warming; ma se le conseguenze fossero davvero catastrofiche come si afferma, perché non si parla del metano?
Il metano, prodotto in quantità enormi da miliardi di animali allevati per il consumo alimentare, è un gas serra 28 volte più potente dell’anidride carbonica. Inoltre il Potenziale di Riscaldamento Globale (GWP) del metano, calcolato sulla sua vita media di 12 anni, risulta ben 84 volte quello della CO2!
Il consumo di carne è responsabile dell’immissione in atmosfera di una quantità di gas serra – anidride carbonica (CO2), metano, ossido di azoto e simili – ben maggiore di quella immessa dai mezzi di trasporto o dalle industrie. Inoltre, i prodotti agricoli potrebbero essere sufficienti a sfamare miliardi di persone, se non fossero in gran parte utilizzati per alimentare gli animali degli allevamenti. L’umanità ha creato un devastante effetto a catena: enorme consumo di energia, acqua e alimenti base per consumi alimentari errati. Miliardi di animali da macello per il consumo eccessivo di carne, stanno distruggendo il pianeta? Non sembra una affermazione priva di fondamento. Perché non se ne parla nei dati della FAO (Additional facts from FAO’s report) o del World Watch Institute?
Se i gas serra fossero veramente un così grave problema, un semplice cambiamento di abitudini alimentari avrebbe effetti molto più rapidi di qualsiasi altra iniziativa sull’effetto serra…..
FONTE E DISCORSO INTEGRALE
BIOSFERA E GEOINGEGNERIA: LE IMPROBABILI RAGIONI DI UNA CONVIVENZA IMPOSSIBILE
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