L’inchiesta della Tv Svizzera RSI di Serena Tinari

Il fantasma della pandemia

Pandemia suina, uno spettro che aveva preoccupato il mondo intero. Dietro di sé aveva lasciato un numero di vittime di vaccini e una valanga d’interrogativi. Le previsioni dei catastrofisti non si sono realizzate. Gli Stati però avevano acquistato milioni di dosi di vaccino pandemico, rimaste per lo più rifiuti speciali. Al Consiglio d’Europa di Strasburgo, la Commissione Sanità ha accusato l’OMS di avere creato una “falsa pandemia”, che ha trasformato una comune influenza in un business miliardario – diffondendo paura nella popolazione e nei governi di tutto il mondo. Il Consiglio d’Europa volveva sapere se l’OMS si è fatta condizionare dall’industria farmaceutica, che grazie alla pandemia ha registrato incassi record. Sono avanzati disinfettanti, mascherine e milioni di dosi di vaccino che la maggior parte della gente ha rifiutato.

Era davvvero una “falsa pandemia”, orchestrata dalle case farmaceutiche pronte a fare miliardi di euro con la vendita del vaccino: l’accusa era arrivata da Wolfang Wodarg, il presidente tedesco della commissione Sanità del Consiglio d’Europa. Wodarg aveva accusato esplicitamente le industrie farmaceutiche di aver influenzato la decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di dichiarare la pandemia. Pesante il j’accuse di Wodarg, ex membro dell’Spd, pneumologo ed epidemiologo, secondo cui le multinazionali del farmaco hanno accumulato enormi guadagni senza alcun rischio finanziario, mentre i governi di tutto il mondo prosciugavano i magri bilanci sanitari spendendo somme enormi nell’acquisto di vaccini contro un’infezione che in realtà era poco aggressiva. LEGGI QUI 

TEMPO DI CORONAVIRUS: ESSERE CRITICI E’ PERMESSO?

Wolfgang Wodarg scrive: 

Nelle mie indagini sugli eventi successivi a Wuhan, che dall’inizio del 2020 hanno cambiato completamente il mondo, mi sono presto reso conto che, sebbene stiamo sperimentando una nuova variante del coronavirus, alla luce dei dati tedeschi sulla mortalità e la morbilità, non differisce in modo significativo da quanto è stato o avrebbe potuto essere osservato negli ultimi anni. I coronavirus non sono stati al centro della sorveglianza epidemiologica a livello mondiale, in quanto non hanno contribuito in modo significativo alla globalizzazione delle infezioni virali respiratorie stagionali, se non nel breve periodo in Cina (SARS 2002/2003) e nei Paesi arabi (MERS dal 2012). Non esistevano inoltre vaccini contro di loro che potessero essere ricombinati annualmente, come nel caso dell’influenza.

Come è noto, i normali episodi di malattia a livello mondiale sono stati definiti “pandemie” a partire dall’influenza suina del 2009 in modo inflazionistico e ogni volta concentrandosi su singoli agenti patogeni. In questo contesto, la vigilanza e la una sfiducia è storicamente giustificata.

Perché se già i nostri ospiti invernali normali, mutevoli e globalmente in circolazione, come i virus H1N1 nel 2009, soddisfano i criteri di una pandemia, allora il termine è diventato privo di significato. Prima del 2009, le cose erano diverse; in quel periodo, le caratteristiche necessarie di una pandemia comprendevano molte malattie gravi e numerosi decessi, con un sovraccarico catastrofico di assistenza sanitaria a livello mondiale.

Gli aspetti puramente infettivo-epidemiologici del fenomeno di Wuhan mi sono ampiamente chiari. Secondo i dati disponibili delle reti tedesche per la sorveglianza delle malattie respiratorie acute (ARE), della Arbeitsgemeinschaft Influenza e del Web Influenza, e secondo i dati ospedalieri per l’ARE, nonché i dati sull’utilizzo delle unità di terapia intensiva nel paese, l’ondata influenzale 2019/2020 con il suo spettro di agenti patogeni diversificato è passata senza alcuna particolarità. LEGGI QUI 

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