La controffensiva celebrata dai media in realtà è uno spot da Netflix che lascia scoperta Odessa. Nel frattempo, il leader ucraino terrà un discorso per la National Defense Industrial Association.

Mauro Bottarelli

La guerra è business. Ancorché spesso la sia ammanti di valori e simboli che ne celino la reale natura. Insomma, il proverbiale rossetto sul maiale. Non stupisce quindi che La Repubblica oggi in edicola abbia scelto come titolo di apertura un eloquente e trionfante Disfatta russa, prendendo così posizione netta rispetto alla controffensiva dell’esercito ucraino nell’Est del Paese. Vero? Certo. Peccato che la ricostruzione del crollo del fronte russo e della liberazione di centri abitati da parte dei soldati di Kiev peccati di un’omissione.

Anzi, due. Chiunque abbia notizie di prima mano dal fronte sa benissimo quale sia stato il sacrificio a livello di uomini pagato dagli ucraini per ottenere quel risultato. Secondo e più importante strategicamente, la controffensiva ha sì liberato l’Est ma ha lasciato completamente scoperte Odessa e il confini con la Transnistria. Ovvero, l’esiziale sbocco al mare che interessa Mosca. La quale ha infatti commentato gli eventi parlando di riorganizzazione delle truppe e non di ritirata.

Quale la ratio, quindi? Per la Russia, un semplice calcolo costi/benefici. Sapendo di non poter forzare ulteriormente a livello bellico, stante il rischio di malcontento popolare e deriva non convenzionale, Mosca ha scelto di garantirsi il bersaglio grosso prima che ogni eventuale tavolo negoziale venga proposto o convocato. E Kiev? Ha scelto giocoforza di dar vita a un colossale spot degno di una serie di Netflix, nonostante la falcidia di soldati che questo ha comportato. E a confermarlo implicitamente è la narrativa politica che sostiene quei titoli di giornali trionfalistici: le armi all’Ucraina servono.

Nel momento in cui la crisi economica morde l’Europa alle caviglie e minaccia di puntare presto verso organi più vitali, ecco che dalle prime pagine spariscono il price cap e le bollette e compare l’epopea eroica della resistenza ucraina. Garantita dal sostegno finanziario e militare dell’Occidente. Non a caso, in un momento in cui la campagna elettorale verte sul tema energetico e sul destino del Dl Aiuti, il Terzo Polo si permette un tweet simile:

e chi pensa che Carlo Calenda sia votato al suicidio o un dilettante assoluto, è meglio che riveda i suoi calcoli. Non fosse altro alla luce dei sondaggi. E dei sostegni internazionali di cui gode e con cui si relaziona.

D’altronde, l’unidirezionalità è un po’ la cifra stilistica del modo di raccontare l’affaire ucraino dei nostri media. I quali, ad esempio, non hanno seguito in massa l’esempio di MilanoFinanza, rilanciando onestamente anche questa notizia:e chi pensa che Carlo Calenda sia votato al suicidio o un dilettante assoluto:

insomma, al netto di emissioni a vuoto o con rendimenti da ristrutturazione immediata, la chimera del default russo pare archiviata. Ovviamente, in silenzio. Dopo che per alcuni giorni a ridosso della prima cedola non pagata aveva occupato posizioni d’onore come quella oggi riservata alla controffensiva ucraina dell’Est. Stesso destino, quasi un contrappasso dantesco da girone mediatico degli strabici?

E un’altra notizia che potrebbe non incontrare troppo favore è quella che vede il presidente ucraino, Volodymir Zelensky, ospite d’onore – con un collegamento video – il prossimo 21 settembre all’annuale Future Force Capabilities Conference and Exhibition organizzata dalla National Defense Industrial Association a Austin, in Texas. Di fatto, l’associazione che riunisce il gotha del complesso bellico-industriale statunitense, il cosiddette warfare. Ovvero, fra le altre, Raytheon Technologies, Lockheed Martin e General Dynamics. Insomma, i signori della guerra.

E se le cifre confermano come l’amministrazione Biden abbia fornito a Kiev qualcosa come 15,2 miliardi di dollari di controvalore in assistenza diretta nel comparto difesa-sicurezza, di cui 14,5 miliardi dallo scorso 24 febbraio, ecco che questi due grafici:

Peso percentuale dei vari Paesi nella fornitura di armi all'Ucraina (in miliardi di dollari(
Peso percentuale dei vari Paesi nella fornitura di armi all’Ucraina (in miliardi di dollari( Fonte: Statista
Sondaggio sulla percezione dell'andamento della guerra fra i cittadini Usa
Sondaggio sulla percezione dell’andamento della guerra fra i cittadini Usa Fonte: Statista

contestualizzano alla perfezione il sentiment in cui andrà a incastonarsi il keynote speech del presidente ucraino. E, soprattutto, lo straordinario timing con cui è emersa in tutto il suo fragore mediatico la controffensiva dell’esercito di Kiev. Se i volumi di armamenti sbugiardano apertamente chi neghi la natura di conflitto proxy in atto, ecco che l’opinione pubblica Usa appare debitamente confusa dai propri mezzi di informazione rispetto agli esiti dello stesso. L’El Dorado di ogni politico con vista sul mid-term: una nazione cui si può raccontare tutto. E il suo contrario. Persino quanto siano buoni e presentabili i consociati della National Defense Industrial Association. I quali se alla Casa Bianca ci fosse Donald Trump sarebbero trafficanti di mortementre sotto amministrazione democratica divengono illuminati fornitori di mezzi per difendere la libertà. In tal senso, Kosovo docet.

E se finora nessuno ha ancora osato aprire l’armadio della Storia recente e spolverare la clintoniana guerra umanitaria, ecco che questi due ultimi grafici:

Andamento dell'indice di prezzi core e alla produzione in Cina
Andamento dell’indice di prezzi core e alla produzione in Cina Fonte: Bloomberg
Correlazione fra Fed Funds, curva 2-10 anni del Treasury e sua invesrione
Correlazione fra Fed Funds, curva 2-10 anni del Treasury e sua inversione Fonte: JP Morgan

offrono ulteriore luce al quadro in precauzionale penombra di un rinnovato sprint bellicista tra le due sponde dell’Atlantico. A colpi di lockdown e restrizioni, la Cina ha ottenuto a tempo di record il risultato sperato: abbattere l’inflazione sua core che a livello di prezzi alla produzione. Tradotto, la Pboc può permettersi un maggiore interventi espansivo in favore della ripresa economico e dello yuan. Tradotto ulteriormente, impulso creditizio in arrivo per tutti i mercati denominati in dollari. Wall Street in testa. Ed ecco che, infatti, il trend storico fra Fed Funds e curva dei rendimenti del Treasury 2-10 anni, spedita alle stelle proprio dalla Banca centrale Usa con i suoi interventi record, pare spalancare la porta a uno stop del ciclo rialzista della Fed.

E con un’Europa alla vigilia di una crisi macro da caro-energia senza precedenti, ecco che il combinato di impulso creditizio cinese, Fed colomba e moltiplicatore bellico del Pil paiono garantire all’America una recessione light. E rapidissima. Certo, la versione ufficiale delle armi occidentali che scacciano gli invasori russi appare più romantica. E garantisce consensi. Ma per quanto potrà reggere la sciarada, prima che il velo cada e un’altra Ucraina si renda necessaria per mantenere in piedi il sistema?

FONTE https://www.money.it/zelensky-warfare-guerra-pil

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