Dal lockdown allo stato di polizia: il “Grande Reset” avanza

Il Forum Economico Mondiale, un gruppo elitario di uomini d’affari, politici ed accademici che si riunisce ogni gennaio a Davos, in Svizzera, ha annunciato nel mese di giugno che il Grande Reset sarebbe stato il tema del vertice del 2021. Klaus Schwab, fondatore del Forum, ha ammonito: Il mondo deve agire congiuntamente e rapidamente per rinnovare tutti gli aspetti delle nostre società e delle nostre economie, dall’istruzione, ai contratti sociali, alle condizioni di lavoro. Ogni paese, dagli Stati Uniti alla Cina, deve partecipare e ogni settore, del petrolio, del gas, della tecnologia, deve essere trasformato. A nessun paese sarà consentito rinunciare, perché metterebbe in pericolo tutti gli altri, così come a nessuno sarà permesso di sfuggire al vaccino contro COVID-19, per lo stesso motivo.

Chi c’è dietro il Grande Reset e cosa comporta veramente? Questi scenari sono stati ipotizzati e studiati per anni in simulazioni e esercitazioni.

 Motta Sosa, studioso di geopolitica e storia delle relazioni internazionali, cita  un documento molto interessanten che risale al 2004. “Si tratta del rapporto prodotto dal National Intelligence Council statunitense intitolato Mapping the Global Future. Report of the National Intelligence Council’s 2020 Project, datato dicembre 2004. In esso, a proposito dei rischi cui avrebbe potuto andare incontro il processo di globalizzazione, vi si poteva leggere [pag. 30]: “Il processo di globalizzazione, per quanto potente, potrebbe essere sostanzialmente rallentato o addirittura bloccato. In assenza di un grande conflitto globale, che riteniamo improbabile, un altro sviluppo su larga scala, che crediamo possa fermare la globalizzazione, sarebbe una pandemia (…) è solo questione di tempo prima che appaia una nuova pandemia, come il virus dell’influenza del 1918-1919 (la c.d. “spagnola”) (…). Una simile pandemia in Cina, India, Bangladesh o Pakistan (…) sarebbe devastante e potrebbe diffondersi rapidamente in tutto il mondo. La globalizzazione sarebbe in pericolo se il bilancio delle vittime aumentasse (…) in alcuni grandi Stati e la diffusione della malattia fermasse i viaggi e il commercio internazionali per un periodo prolungato”.

Prospettive profetiche.

Global Trends 2020: Mapping the Global Future ” costituisce il primo vero studio globale della serie “Global Trends”.

Il National Intelligence Council (allora ancora all’interno della CIA) organizzò un ciclo di conferenze nei cinque continenti con l’obiettivo di coinvolgere esperti di tutto il mondo.  Vennero coinvolti nel progetto diversi esperti di questa materia provenienti dalla Shell, dal Center for Longer Range Global Policy della Rand, dallo UN Millennium Project, dalla Toffler Associates, dall’Eurasia Group, dall’Oxford Analytica, dalla CENTRA Technologies, dalla Goldman Sachs e dal Joint Doctrine and Concepts Centre.

CHI E’ IL NIC?

Il National Intelligence Council (NIC) è il centro del pensiero strategico a medio termine e di lungo termine all’interno della United States Intelligence Community (IC).

“Sebbene il NIC abbia acquisito ufficialmente la sua attuale denominazione nonché competenza nel 1979 nel campo dell’estimative intelligence e dell’analisi strategico-previsionale, le origini di questo organismo risalgono all’immediato secondo dopoguerra. Durante il secondo conflitto mondiale le attività di analisi strategica erano svolte dall’Office of Strategic Services (OSS), che avvalendosi di esperti e studiosi, supportava gli organi decisionali statunitensi con l’elaborazione di report analitici. Le funzioni dell’OSS, soppresso nel 1945, vennero assorbite dalla Central Intelligence Agency (CIA), istituita con il National Security Act del 1947. Nel 1950 venne istituito, nell’ambito della CIA, il Board of National Estimates (BNEs), una sorta di “consiglio di saggi”, il cui compito era quello di supervisionare i processi analitico-estimativi all’interno dell’ agenzia e di approfondire le tematiche ad “ampio spettro” e di rilevanza internazionale, concernenti la sicurezza nazionale e non rientranti nella competenza settoriale di una specifica agenzia dell’IC USA di allora.” (citazione pag5 Doc GLOBAL TRENDS 2025 https://www.strategicstudies.it/wp-content/uploads/2012/07/Global-Trends-2025-IISS-Machiavelli-Review.pdf)

Coincidenze:  sul blog Piccole Note, si leggeva che a ottobre 2019 si svolsero contemporaneamente due esercitazioni militari americane, una svolta presso la base militare dell’US Air Force di Charleston, l’altra in Sud America, aventi per oggetto la gestione di un’emergenza pandemica. Non solo, l’esercitazione sudamericana, nello specifico, riguardava la gestione di “un focolaio incontrollato di coronavirus che si stava divampando come un incendio, dilagando fuori dal Sud America per provocare il caos in tutto il mondo”

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LA “PROFEZIA” DELL’INTELLIGENCE USA IN UN DOCUMENTO DEL 2004

Roberto Motta Sosa

Una stima della World Trade Organization (WTO) datata 11 marzo 2020 indicava che la crescita del commercio mondiale in servizi (world services trade) abbia continuato ad indebolirsi nell’ultima parte del 2019. L’indice STB (Services Trade Barometer), nella sua ultima lettura (dicembre 2019), ha registrato un valore di 96,8 punti base (pb) rispetto al 98,4 del settembre 2019. In prospettiva, la situazione per il commercio mondiale di beni, nella prima parte del 2020, risulta essere grosso modo simile. L’indice GTB (Goods Trade Barometer) ha infatti segnato (febbraio 2020) un decremento di 1,1 pb rispetto a novembre 2019.

La WTO aveva inoltre ritenuto di aggiungere che la crescita del commercio mondiale di merci all’inizio del 2020 potesse essere ulteriormente ridotta da fattori globali di tipo sanitario. Questo aspetto rimanda alle conseguenze che una situazione pandemica come quella connessa alla Severe acute respiratory syndrome coronavirus 2 (SARS-CoV-2), o, come più diffusamente noto, CoViD-19, potrebbe avere sul sistema globale di scambi. La stessa WTO, il 17 febbraio 2020, aveva infatti affermato che: “the performances of these […] indices will also depend on the emerging impact of COVID-19 and how quickly the global economy can recover” [fontewto.org].

Simile timore era stato manifestato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) il 2 marzo 2020, in occasione della presentazione del nuovo Interim Economic Outlook. Il report dell’Ocse prevedeva un best-case e un worst-case scenario. Rispetto al primo, la diffusione dell’epidemia (soprattutto al di fuori dalla Repubblica Popolare Cinese) se efficacemente contenuta era previsto non dovesse produrre un effetto domino ovvero una condizione pandemica. Ciò nonostante – sosteneva l’Ocse – anche nel migliore dei casi veniva prospettato un forte rallentamento della crescita mondiale nella prima metà del 2020, con un indice previsionale del 2,4%, rispetto al 2,9% invece effettivamente registrato nel 2019. Tra i principali fattori di rallentamento connessi alla diffusione del coronavirus l’Ocse contemplava le misure di contenimento che i singoli governi avrebbero potuto attuare e la perdita di fiducia che, colpendo produzione e spesa, avrebbero spinto alcuni Stati, tra cui il Giappone e Paesi dell’area Euro, verso la recessione…. CONTINUA QUI  http://strumentipolitici.it/pandemia-e-clash-of-globalization-la-profezia-dellintelligence-usa-in-un-documento-del-2004/

Pubblicazioni selezionate del NIC
https://fas.org/irp/nic/

Mapping the Global future 2020 PDF

Global Trends 2030: Alternative Worlds PDF

Global Trends 2030: Alternative Worlds COMPLETE PDF

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