La guerra ambientale non è più solo un’ipotesi: è già in atto. Ma guai a dirlo: si passa per pazzi. Eppure, «negare l’informazione è già un atto di guerra fondamentale», denuncia il generale Fabio Mini, che conferma tutto: la “bomba climatica” è la nuova arma di distruzione di massa a cui si sta lavorando, in gran segreto, per acquisire vantaggi inimmaginabili su scala planetaria. Alluvioni, terremoti, tsunami, siccità, cataclismi. Uno scenario che, purtroppo, non è più fantascienza. E da parecchi anni… Mini rivendica la responsabilità di aver posto in Italia l’attenzione su questo tema quando nel 2007 scrisse l’articolo “Owning the weather: la guerra ambientale è già cominciata”, ufficializzando uno scenario nuovo e inquietante: le forze della natura sono adoperate e piegate come strumento ed arma. Può accadere, sottolinea Mini, perché – come di fronte a qualsiasi altra aberrazione di carattere mostruoso – l’opinione pubblica è innanzitutto incredula: «La maggior parte delle persone ritiene inconcepibili certi scenari, in quanto non è al corrente delle progettazioni in materia di tecnologie militari e quindi delle conseguenti implicazioni». Da un lato c’è la rassicurante convenzione Onu del 1977, che proibisce espressamente «l’uso militare, o di altra ostile natura, di tecniche di modificazione ambientale con effetti a larga diffusione, di lunga durata o di violenta intensità». In realtà, al 90% le prescrizioni Onu vengono regolarmente disattese, in particolare dai militari. I quali «hanno già la capacità di condizionare l’ambiente: tornado, uragani, terremoti e tsunami alterati o addirittura provocati dall’uomo sono una possibilità concreta». (1)

OWNING THE WEATHER: LA GUERRA AMBIENTALE GLOBALE È GIÀ COMINCIATA

Il conflitto fra chi aspira al benessere e chi difende il proprio è il paradigma di questo secolo. La manipolazione dell’ambiente ne è il fronte centrale. Da Cartagine all’Iraq, via Vietnam, si distrugge la natura per annientare il nemico. E sè stessi.

di Fabio Mini

 

1. LE CASSANDRE CHE PER DECENNI hanno annunciato tutti i disastri ambientali immaginabili, la fine delle risorse energetiche, il depauperamento delle superfici coltivabili, l’avanzata della desertificazione e la fine dell’aria respirabile stavano per essere consegnate alla storia dei cattivi profeti perché nessuna delle loro previsioni sembrava avverarsi in tempi storicamente misurabili. Ma oggi le cassandre non devono fare alcuno sforzo d’immaginazione o di persuasione: bastano due giorni di caldo in più per convincere tutti che l’estate prossima si andrà a fare i bagni al Polo Nord e due giorni di pioggia in più per anticipare un ritorno alle palafitte.

La grande paura del buco dell’ozono che ci ha tenuto in ansia per decenni è stata superata da quella del riscaldamento globale. Il buco, non si sa bene perché, sembra si stia chiudendo in alcune parti e aprendo in altre. Mentre il buco dell’ozono faceva sentire in colpa i paesi ricchi perchè attribuito alle bombolette spray con cui si profumano e insaponano le civiltà evolute, il riscaldamento globale ha il grande vantaggio di essere «democratico» e di farci sentire tutti colpevoli e tutti coinvolti, ricchi e poveri, evoluti e arretrati. Esso dipende dall’aumento delle emissione dei gas serra, che dipende dalle emissioni inquinanti di biossido di carbonio, che sono in diretta connessione con ciò che consumiamo ed emettiamo tutti: dall’anidride carbonica che espiriamo ai gas che emette la nostra auto nonostante le spese folli per renderla ecologica. Ma anche in questo regime «democratico» c’è spazio per le discriminazioni. Si tendono a giustificare le emissioni di chi produce ricchezza e si tende a criminalizzare coloro che inquinano per il solo fatto di dover respirare, scaldarsi, cuocersi un piatto di minestra o soltanto tentare di emanciparsi. Molti si chiedono: se non producono ricchezza che respirano a fare? Se assorbono risorse e inquinano per produrre cose che mi fanno concorrenza perchè farli continuare? E se non hanno avuto la macchina fino ad ora perché non continuano ad andare in bicicletta? Si tende anche ad assegnare la responsabilità dell’inquinamento non tanto a chi produce la massa delle emissioni, ma a chi produce il differenziale che la trasforma in massa critica. Siccome ciò che emettiamo è esattamente ciò che consumiamo (e tutto ciò che gli esseri viventi consumano è energia), dovrebbe essere facile trovare i veri responsabili dell’inquinamento: basterebbe individuare chi consuma e quindi emette di più. Ma anche questo non è così semplice. La nostra società è detta dei consumi proprio perchè il livello di vita e perfino la felicità è misurata in consumi. Ridurre i consumi porta inevitabilmente alla rinuncia ad alcune gratificazioni e ad un abbassamento del tenore di vita misurato su quello standard. Poco importa se si tratta di uno standard insostenibile e insulso in cui il benessere si fonda sul superfluo e sullo spreco. Sono ancora pochi quelli che seriamente…

ARTICOLO INTEGRALE

FONTE

 

INTERVENTO DI FABIO MINI A FIRENZE

Fabio Mini nel 2012 ha parlato in un convegno a Firenze completamente disertato dai media.

GENERALE FABIO MINI: LA GUERRA AMBIENTALE È IN ATTO

 

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E

LA NATO E LA GUERRA AMBIENTALE

Il rapporto NATO del 1960 concludeva che le alterazioni dell’ambiente sono in larga misura fattibili

 

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