Il colosso per lo scambio di criptovalute con sede nelle Bahamas, FTX, ha dichiarato fallimento, passando in due settimane da una valutazione di 32 miliardi di dollari alla bancarotta, in seguito all’investimento fraudolento dei depositi di cinque milioni di investitori. L’amministratore delegato della società, Sam Bankman Fried (noto anche come SBF) si è dimesso dal ruolo dopo che l’azienda ha presentato istanza di fallimento ai sensi del Chapter 11 degli Stati Uniti che consente alle imprese di ristrutturare il debito dopo la dichiarazione di bancarotta. Allo stesso tempo, la Bahamas Securities Commission ha congelato gli asset dell’azienda, mentre la compagnia rivale di FTX, Binance, ha avvertito che il crollo del colosso di cripto può avere un effetto a cascata in grado di innescare una crisi simile a quella finanziaria del 2008 nel mondo delle valute digitali.

Nella lista degli investitori che ha creduto in FTX non ci sono solo gli appassionati delle criptovalute, ma c’è il cuore del capitalismo mondiale, tra cui anche Blackrock, la più grande e potente società d’investimento del mondo con sede a New York che, tra le altre, ha partecipazioni in importanti aziende e banche italiane, tra cui Unicredit, Intesa San Paolo, Telecom Italia, Atlantia e Generali, e che fattura 14 miliardi di dollari l’anno. Il tutto assume ancora più rilevanza se si pensa che Bamkman-Fried si è affermato a Washington e a Wall Street anche a seguito di significative donazioni al Partito democratico – con un finanziamento di 40 milioni di dollari solo per le elezioni di metà mandato – e che la società compare tra i partner del World Economic Forum. SBF, inoltre, ha recentemente finanziato una campagna d’acquisto di armi destinate all’Ucraina. Al momento si trova alle Bahamas insieme al cofondatore di FTX, Gary Wang, e al direttore tecnico, Nishad Singh, tutti sotto la supervisione delle autorità locali che stanno indagando per stabilire se si sia verificata una «condotta criminale». Secondo CoinTelegraph, i tre ex dirigenti di FTX starebbero cercando un modo per trasferirsi a Dubai, ma il piano di fuga sarebbe ormai compromesso dalla stretta sorveglianza delle autorità.

Il fallimento della società deriva dall’avere prestato più della metà dei fondi raccolti dai clienti alla consociata Alameda Research che li utilizzava per finanziare scommesse rischiose. Nel dettaglio, su un totale di 16 miliardi di fondi raccolti, la società di SBF ne ha prestati 10 ad Alameda, ponendo le basi per l’implosione della borsa di criptovalute. Il tutto è emerso agli inizi di novembre, quando Coinbase – una delle piattaforme online per lo scambio di criptovalute considerata più affidabili – ha pubblicato un rapporto in cui indicava che Alameda Research aveva gonfiato il suo bilancio con miliardi di dollari di token digitali non liquidi emessi da Ftx. Una rivelazione che ha spinto Binance, la maggiore piattaforma di trading di criptovalute al mondo e rivale di FTX, a scaricare i token scatenando una valanga di richieste da parte dei clienti della società per riavere indietro i propri fondi. In seguito ad accertamenti, è emerso che le attività liquide dell’azienda – ossia quelle attività finanziarie che garantiscono l’immediata convertibilità delle stesse in moneta contante attraverso l’emissione di un ordine di pagamento – rappresentavano solo il 10% delle attività totali, mentre la restante parte riguardava investimenti di capitale di rischio illiquidi.

Inizialmente, la società cinese rivale, Binance, si era offerta per salvare l’azienda americana dal tracollo, ma una volta visti i bilanci che presentano un buco di otto miliardi di dollari ha rapidamente ritirato la proposta di acquisizione. Banked Fried, dopo essersi scusato pubblicamente, si è dimesso da amministratore delegato, lasciando l’incarico a John J. Ray III, specialista in procedure fallimentari. Ftx, vicina alle élite finanziarie globali come il WEF, seguiva i dettami del capitalismo delle parti interessate, per cui le aziende non hanno più solo il compito di badare al profitto, ma anche quello più ampio di agire per il “bene” della società tutta, tracciandone e indicandone la strada futura stabilita dalla plutocrazia internazionale. Anche per questo il Presidente trentenne di FTX agiva in sintonia con i principali esponenti di questa nuova impostazione economica, ricercandone la benevolenza, attraverso le cause del capitalismo globale, come ad esempio progetti di giustizia sociale e climatica che rientrano nei parametri dell’ESG (Environmental, social, and corporate governance), un modello di valutazione economico-finanziaria sostenuta dalle grandi istituzioni globali e da molti fondi d’investimento, tra cui Blackrock. Tuttavia, in seguito al fallimento della società, il sito del WEF ha oscurato la pagina dedicata alla collaborazione con l’ormai ex colosso di criptovalute.

Secondo Changpeng Zhao, amministratore delegato di Binanca, altre società potrebbero fallire nelle prossime settimane, trascinando il mercato degli asset digitali da un trilione di dollari in una crisi simile a quella sperimentata dal settore finanziario nel 2008. Zhao ha avvertito che il vero impatto della bancarotta della società deve ancora essere misurato.  «Con il tracollo di FTX, assisteremo a effetti a cascata», ha asserito. Al termine del suo discorso ad una conferenza in Indonesia però, Zhao si è detto fiducioso: secondo lui, prima o poi, il settore delle criptovalute «si riprenderà» e lo farà «da solo». 

FONTE

TROPPO BELLO PER ESSERE VERO

Quello che è successo è un fallimento che comporta un effetto a cascata devastante su tutto il mondo delle criptovalute. Un evento di frode a carattere criminale di dimensioni colossali… 

Come in quasi tutti i casi di eventi di questo tipo che si sono ripetuti nella storia, i primi a rimetterci sono coloro che hanno affidato i propri risparmi a questi sofisticati sistemi piramidali... VEDI QUI 

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