Ilustrazione artistica di un attacco Emp su Washington.

 

Trump pronto a firmare un ordine esecutivo per prepararsi alla guerra elettromagnetica, la nuova arma di distruzione di massa

Probabilmente intenzionato a sfruttare l’onda lunga dell’assoluzione giunta dall’indagine del procuratore Mueller, Donald Trump pare aver sentito il bisogno di alzare il tiro contro la Russia. La quale,  “deve andarsene dal Venezuela”, Paese riguardo il cui futuro “tutte le opzioni sono sul tavolo”.

Ma dopo aver inviato il suo messaggio decisamente esplicito verso Mosca, il Presidente ha proseguito la sua giornata del 27 marzo declinandola sempre su toni molto bellico-marziali. Al termine dellincontro con l’amministratore delegato di Google, Sundar Pichai, Trump ha infatti sentito l’impellente necessità di comunicare al mondo come il motore di ricerca sia al fianco dell’esercito statunitense e non di quello cinese. Nelle intenzioni del commander-in-chief, forse una grossolona difesa di Google, dopo che non più tardi del 14 marzo scorso, il capo del Joint Chief of Staff, Joseph Dunford, l’aveva attaccata frontalmente durante un’audizione al Senato, sottolineando come “il lavoro che compie in Cina va a tutto beneficio delle loro forze armate”.

Insomma, fuoco amico che – stante anche il palese endorsement di Google per Hillary Clinton nel 2016 – parla la lingua di qualche favore che Capitol Hill potrebbe chiedere in cambio. A breve e in periodo di montante cyber-war.

Anche perché da qualche giorno a Washington tira aria di war games . Su più fronti, il primo dei quali è stato inaugurato dal generale Robert Abrams di fronte al Comitato per le Forze armate della House of Representatives, consesso dove ha dichiarato candidamente che “i programmi nucleari e missilistici nordcoreani hanno conosciuto uno sviluppo senza controllo, da quando Kim Jong-un ha ordinato la fine dei test nel 2017. Un atteggiamento totalmente in contrasto con la denuclearizzazione”. Di fatto, uno spoiler del perché Donald Trump abbia deciso di accorciare senza preavviso e concludere senza accordo finale il vertice dello scorso mese in Vietnam.

Altro fronte aperto, insomma: Russia, Cina, Venezuela e Nord Corea, il tutto tramutando pubblicamente Google in un’arma non convenzionale. Apparentemente, mancherebbe solo l’Iran all’immaginario asse del male tracciato nelle ultime 72 ore a Washington. Solo apparentemente, però. Perché la vera notizia che sta agitando parecchio il Pentagono è quella che vedrebbe Donald Trump al lavoro su un ordine esecutivo da firmare e promulgare in tempi brevi – qualcuno parla di giorni – relativo alla riattivazione e al rifinanziamento dello studio sui rischi connessi a un attacco elettomagnetico (Emp) contro gli Usa da parte di uno Stato estero.

E i documenti declassificati dopo lo stop alla Commissione congressuale ad hoc (nata in risposta agli attacchi dell’11 settembre 2001), avvenuto nel settembre del 2017 da parte del Dipartimento della Difesa, erano giunti ad evidenze in base alle quali i cosiddetti rogue States (gli Stati canaglia) in grado e tentati di paralizzare la rete energetica statunitense,riportando la nazione e le sue infrastrutture a uno stato da Età della pietra, sarebbero Russia, Cina, Nord Corea e Iran.

Il tutto, attraverso nuove, potenti bombe nucleari in grado di generare ondate elettromagnetiche per paralizzare e rendere inservibili terminali elettronici di vitale importanza per la vita del Paese.

Il primo a lanciare l’allarme al riguardo fu Newt Gingrich, il quale definì un attacco Emp “in grado di disintegrare la capacità stessa dell’America di funzionare“.

Il principio è quello di ordigni la cui esplosione ad altitudini molto elevate non sarebbe in grado di produrre morti a terra (quantomeno, non in numero sostanziale) come conseguenza diretta ma le loro potentissime interferenze elettromagnetiche sarebbero sufficientemente distruttive da paralizzare e rendere non operative le intere reti elettriche del Paese.

Di fatto, la trasposizione drammaticamente reale di un incubo molto da Guerra Fredda, la cui credibilità fu però trasmessa in prime time per la prima volta il 27 ottobre 2013 da National Geographic Channel con il documentario American Blackout, una terrificante simulazione della vita negli Usa dopo un attacco hacker in grado di mettere ko l’intera rete elettrica.

Il film inizia con il rumore di sottofondo di un vento che spira sibilante come dopo un’esplosione e una frase su campo nero: “Un grande e ben coordinato cyber-attacco contro la rete elettrica potrebbe devastare l’economia e causare una perdita di vite su larga scala”. Firmato, dottor Richard Andreas dello US National War College. Così, tanto per mettere a suo agio fin da subito lo spettatore.

l’alto rischio relativo a questo tipo di attacco, oltre alla sua efficacia, risiede nella sua relativa facilità di perpetrazione, visto che oltre a non necessitare di una particolare e infallibile accuratezza, permette a chi attacca di poter fare a meno delle strutture necessarie a un attentato standard con armi nucleari, come un veicolo di re-ingresso, uno scudo anti-calore o di assorbimento degli shock.

Inoltre, un simile atto può essere perpetrato con diverse modalità pratiche, dai satelliti ai missili a medio-lungo raggio fino ai jet, agli aerei di linea e addirittura palloni aerostatici. Infine, gode anche di versioni meno devastanti e drammatiche come impatto ma ancora più semplici logisticamente (per il livello di tecnologia media ormai raggiunto), come ilcosiddetto “tsunami solare”. Non a caso, la Commissione ad hoc, prima di vedere tagliati i finanziamenti e di fatto bloccati i lavori di ricerca, inviò un executive report al Congresso sul tema, nel quale erano contenute sei raccomandazioni di massima, le prime due delle quali sembrano tagliate su misura per la situazione attuale e le necessità di emergenza permanente della Casa Bianca.

La numero uno invitava proprio il Presidente a creare la figura dell’Agente esecutivo, il quale deve essere dotato di autorità, fondi e accountability per gestire la protezione delle infrastrutture nazionali e difenderle da minacce di Emp.

La seconda, invece, raccomandava “con forza”l’implementazione della cyber-sicurezza per la rete elettrica e altre infrastrutture sensibili e strategiche. inclusa la protezione da Emp.

Nelle conclusioni, poi, la Commissione riferiva del cosiddettoworst case scenario, ovvero l’epilogo più negativo scaturibile da un attacco di questo genere che trovasse l’America con la guardia abbassata: il 90% dei cittadini statunitensi potrebbero morire in seguito a un attacco Emp, vista la totale inservibilità dei servizi essenziali a causa del totale blackout sulla rete elettrica. Ospedali chiusi e incapaci di prestare cure, acqua potabile prima razionata e poi assentee milioni di persone destinate, nel giro di pochi giorni, a morire di fame, causa assenza di cibo da potersi procurare per via ordinaria. Insomma, un incubo da film apocalittico che viene trasfigurato come reale ipotesi di attacco, dalla quale occorre difendersi. In fretta.

US Department of Defence

 

E con tutti i mezzi, in primis rafforzando la sicurezza delle reti ma anche delle infrastrutture sensibili di comunicazione, quelle vie digitali che rappresentano autostrade senza casello, né pedaggio, per gli hacker al soldo degli Stati canaglia. Gli stessi che per mesi l’opinione pubblica americana ha visto additati addirittura di collusione con Donald Trump per favorirne l’ascesa alla Casa Bianca nel 2016.

E che ora, invece, alcune voci vorrebbero protagonisti di una rinnovata offensivagià preconizzata nel 2017 da Newsweek durante l’apice iniziale della campagna su quello che sarebbe diventato il caso Russiagate: il finanziamento e l’organizzazione da parte di Mosca delle campagne ambientaliste al fine di danneggiare il comparto energetico Usa, in particolar modo il fracking di petrolio da scisto e quello legato alla produzione di gas naturale liquefatto (LNG), il vero monopolio russo, soprattutto verso il mercato europeo.

E in tempi di proteste giovanili di massa contro i cambiamenti climitici, di Greta Thunberg proposta addirittura per il Nobel e, soprattutto, di primo approdo delGreen New Deal di Alexandria Ocasio-Cortez al Senato (dove ha ottenuto un poco edificante 57-0 nel voto di indirizzo, con tutti i senatori Dem astenuti al voto, un chiaro esempio di fuoco amico), questa arma anti-Mosca potrebbe essere risultare quasi da cotrappasso dantesco in vista delle presidenziali del 2020.

Infine, per chiudere il poco edificante quadro belligerante in itinere, l’Army Contracting Command-New Jersey ha pubblicato un bando pre-gara per conto del Pentagono e indirizzato alle industrie belliche del Paese per l’acquisto di 167.195 fucili d’assalto M4, specificando come debba trattarsi di armi prodotte negli Stati Uniti o in loro territori e come il Dipartimento della Difesa intenda integrare queste nuove armi nel periodo che va dal 2020 al 2024.

US Department of Defence

E oltre alla versione più corta e leggera dell’M16, testata con successo dai soldati Usa sia in Iraq che in Afghanistan, sempre in ambito dell’ammodernamento del suo arsenale, il Pentagono ha contattato le big statunitensi degli armamenti, affinché sviluppino prototipi di ciò che in codice risponde all’acronimo di Ngsw, Next Generation Squad Weapon, in grado di utilizzare un particolare tipo di proiettile calibro 6,7 millimetri e destinata a rimpiazzare i vecchi M249. Qualcuno parla di Cold War 2.0 (stante il contemporaneo attivismo bellicista dei competitor), altri appunto di War games – anche politici, nel caso della pista spionistica al soldo di Mosca verso il movimento green – in atto a Washington ma, stante uno schema ben consolidato da ormai decenni, l’odore nell’aria per ora appare quello classico dei soldi, il ben oliato meccanismo di do ut des fra Capitol Hill e comparto bellico-industriale. In una parola, warfare, il miracoloso moltiplicatore del Pil che non conosce recessioni o cicli economici.

 

FONTE https://it.businessinsider.com/trump-pronto-a-firmare-un-ordine-esecutivo-per-prepararsi-alla-guerra-elettromagnetica-la-nuova-arma-di-distruzione-di-massa/

VEDI ANCHE

UN IMPULSO EMP PUO’ BLOCCARE UN CONTINENTE…

IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.