David Keith, geo-ingegnere di spicco e noto diffusore delle teorie catastrofiste che attribuiscono alla CO2 un ruolo malefico (sponsorizzato dal lungimirante Bill Gates), presenta un suo marchingegno che succhia il biossido di carbonio dall’atmosfera.C’è chi parla di conflitto di interesse del ricercatore con doppio impegno. Cosa risponderebbe Keith?

La roadmap della CO2 (o anidride carbonica nota anche come biossido di carbonio o diossido di carbonio) è disegnata in dossier, progetti e pagine governative. Il problema principale nella creazione di una rete di impianti per la realizzazione di questi progetti , oltre ai rischi geofisici, legislazioni inadeguate o assenti ed altro ancora, è l’altissimo costo da affrontare.

Chi paga? Chi creerà gli impianti e dove saranno? Notiamo con grande sorpresa certe multinazionali, le maggiori inquinatrici del pianeta, a chiedere di mettere un prezzo chiaro alle emissioni di CO2. Le tecno-fix fantasie sono ben accolte anche dalle compagnie petrolifere. 

L’articolo nostro del 2014 sembra in parte superato. I costi della tecnologia sono sei volte inferiori rispetto alle previsioni: lo si potrebbe fare su scala industriale già dal 2021.

L’utilizzo della CO2 è già realtà in moltissimi settori. ANCHE NELLE MODIFICAZIONE DELLE CONDIZIONI METEOROLOGICHE – ATMOSFERICHE

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La sfida di Bill Gates per estrarre CO2 e fare soldi 

 Un recente studio ha fatto il punto sullo stato dell’arte delle tecnologie per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica e – soprattutto – dei loro costi, arrivando ad emettere una sentenza: non sarà certo questo tipo di approccio a salvarci da un cambiamento climatico disastroso; questi sistemi sono decisamente troppo costosi e la loro messa a punto ancora troppo indietro per poter sperare che si trasformino in quella che gli anglosassoni chiamano “silver bullet“, la pallottola d’argento capace di risolvere il problema una volta per tutte.  Molto più saggio dunque insistere sulla riduzione delle emissioni, diventando sempre più ambiziosi negli obiettivi e rapidi nella loro attuazione. Malgrado questa stroncatura, l’idea di poter rimuovere CO2 direttamente dall’atmosfera riducendo così il riscaldamento globale è una sfida che continua ad affascinare scienziati desiderosi di risolvere il rompicapo ed imprenditori consapevoli dei guadagni che consentirebbe. Dopo il primo micro-esperimento pilota avviato in Islanda, il Guardian riferisce oggi di un altro tentativo in grande stile portato avanti  in questo caso niente meno che da Bill Gates, dal fisico di Harvard David Keith e dal magnate pertrolifero Norman Murray Edwards.

Il progetto è quello di estrarre il gas serra direttamente dall’aria attraverso delle lunghe file di speciali “ventilatori”, trasformandola poi in carburante sintetico carbon-neutral per il trasporto aereo, marittimo e su gomma grazie ad uno speciale procedimento chimico associato all’elettrolisi dell’acqua. Un procedimento che alla fine dovrebbe avere un costo appena superiore a quello necessario oggi ad estrarre e commercializzare i carburanti fossili.

Si tratta di tecnologie già conosciute e funzionanti, ma riuscire a combinarle su scala industriale rappresenterebbe un’autentica rivoluzione. Per ora esiste solo un impianto prototipo, realizzato dalla società Carbon Engineering che Keith ha fondato nel 2009 grazie ai fondi di Gates e Murray, che è riuscito ad estrarre una tonnellata di pura CO2 al giorno, ogni giorno per quattro anni. Il gas per ora viene riemesso però nell’atmosfera.

Ora la Carbon Engineering ha compiuto però un altro importante passo avanti. In collaborazione con l’azienda energetica californiana  Greyrock ha iniziato a sintetizzare una mistura di benzina e diesel utilizzando esclusivamente CO2 catturata dall’atmosfera e idrogeno ottenuto da elettrolisi dell’acqua alimentata da fonti rinnovabili. Un processo che è stato ribattezzato Air to Fuels (A2F), dall’aria al carburante.

E’ vero che per ora abbiamo solo un impianto pilota, ha spiegato Geoff Holmes della CE, ma “usa tutte attrezzature già impiegate su larga scala e pertanto ci dà delle indicazioni reali su come ottenere una sostenibilità economica, indirizzandoci verso un suo utilizzo ed un suo sviluppo su base industriale”.

Il passo successivo è ora quello di raccogliere finanziamenti, replicare il tutto su larga scala e poi commercializzare il procedimento ricorrendo solo ad elettricità a basse emissioni, come il fotovoltaico.  Il materiale promozionale dell’azienda immagina lunghe muraglie di ventilatori collocati al di fuori delle città e su terreni non agricoli in grado di rifornire di CO2 il processo di produzione di carburanti sintetici.

FONTE http://gualerzi.blogautore.repubblica.it/2018/02/05/la-sfida-di-bill-gates-per-estrarre-co2-e-fare-soldi/comment-page-1/

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