Cuba, il mistero degli attacchi: spunta l’ipotesi di una nuova arma

Gli attacchi acustici che hanno colpito il personale diplomatico americano a Cuba e poi in Cina, rappresentano uno dei principali grattacapi dell’intelligence Usa. Nessuno sa, ancora oggi, quali possano essere le cause di quei sintomi che hanno accomunato decine di lavoratori del corpo diplomatico Usa. Tutti parlano di effetti simili e di eventi simili, ma nessun team di ricerca composto da medici, scienziati e uomini dei servizi statunitensi è riuscito a dare una risposta certa né su chi né su cosa abbia prodotto questi traumi.

L’ipotesi delle microonde

Il New York Times ha riportato in queste ore una nuova ipotesi, portata avanti dall’equipe medica che ha esaminato 21 diplomatici colpiti a Cuba da questi misteriosi attacchi. E l’ipotesi è che dietro questo mistero possa esserci una nuova arma che colpisce attraverso un sistema su cui le potenze mondiali, fra cui chiaramente gli Stati Uniti, hanno lavorato per anni: le microonde.

Nel report pubblicato a marzo dal team Usa, nessuno ha fatto menzione delle microonde. Il motivo formale è che non esistono prove certe che questi sintomi registrati dal funzionari Usa siano ricollegabili a questa tipologia di arma. Ma c’è anche un motivo, probabilmente di natura strategica, che tende a evitare di pubblicare su un rivista scientifica dati che potrebbero interferire con la Difesa nazionale. Nel rapporto di parla di “una fonte di energia sconosciuta”.

Ma Douglas H. Smith, autore principale dello studio e direttore del Center for Brain Injury and Repair dell’Università della Pennsylvania, ha dichiarato che “le microonde erano ormai considerate il sospettato principale e che il team era sempre più sicura che i diplomatici avessero sofferto un danno cerebrale. “All’inizio tutti erano relativamente scettici”, ha detto il ricercatore in un’intervista, “e tutti ora sono d’accordo sul fatto che ci sia qualcosa a riguardo”.

Il fatto è che secondo Smith e secondo altri esperti che hanno analizzato attentamente il caso dei diplomatici americani, eventuali attacchi con le microonde spiegherebbero in modo sicuramente più plausibile i resoconti di suoni e dolori riportati dalle persone che hanno sofferto questi sintomi. Anche l’ipotesi degli attacchi sonori, una delle più accreditate fino a questo momento e ritenuta fra le più verosimili, potrebbe essere meno plausibile rispetto a quella delle microonde.

L’effetto Frey

Il motivo, come  scrive il quotidiano di New York, è un fenomeno noto come effetto Frey, che prende il nome dal suo scopritore, Allan H. Frey. Questo effetto consiste nel fatto che le microonde possono ingannare il cervello nel percepire quelli che sembrano suoni, ma che in realtà non lo sono. Sono delle vere e proprie sensazioni false, come la percezione di rumori forti o ronzii, come segnalato più volte dalle persone colpite dai dolori e da perdite di memoria, che sono il motivo per cui all’inizio l’indagine si è concentrata sugli attacchi sonici. 

Ma questo “inganno” non era mai stato completamente negato dai servizi segreti degli Stati Uniti. Qualcuno aveva da subito compreso che quei sintomi di cui soffrivano i funzionari potessero essere causati da una qualche tipo di arma nuova e non convenzionale che sfruttava le microonde. E la dimostrazione arriva proprio dal dottor Frey, che adesso ha 83 anni, e che è stato più volte interrogato nella sua casa da parte di agenti dell’Fbi e della Cia per capire se ci potessero essere realmente le microonde dietro questi attacchi.

Una nuova arma e le accuse alla Russia

Naturalmente, una volta appurato che possa essersi trattato di microonde, la domanda è sempre la stessa: chi potrebbe aver colpito i funzionari americani a L’Avana e, a quanto pare, in Cina? Difficile oggi trovare una risposta. Anche perché nella maggior parte dei casi i rischi di trovare soluzioni “politiche” o “ideologizzate” è molto alto. Quello che è certo è che la Russia, almeno nei servizi Usa, è la maggiore indiziata.

Secondo molti esperti, i cubani non avrebbero avuto né motivi né le tecnologie adeguate per questo tipo di armi, mentre a Mosca, sin dai tempi dell’Unione sovietica, si studiano le implicazioni delle microonde come arma. Lo stesso professor Frey fu invitato in Russia ai tempi dell’Urss per alcune conferenze e venne anche condotto in un laboratorio che applicava gli studi realizzati dallo stesso ricercatore americano.

Secondo una prima ricostruzione, il motivo di questi attacchi avrebbe potuto essere il desiderio del Cremlino di evitare un riavvicinamento di Cuba con gli Stati Uniti dopo l’apertura di Barack Obama e l’avvento di Raul Castro. Ma quest’ipotesi può tranquillamente essere contraddetta dalla realtà dei fatti. Cuba e Russia, proprio dopo l’apertura di Washington, hanno siglato numerosi accordi commerciali e militari. Insomma, l’Avana non si è mai distaccata realmente da Mosca. E nel 2016, anno in cui poi Donald Trump vinse le elezioni, i due Stati siglarono un nuovo accordo per una rinnovata e approfondita partnership commerciale e militare.

Quando era ancora candidato, Trump aveva criticato la politica di normalizzazione con Cuba voluta dall’amministrazione Obama. E proprio alcune settimane dopo aver vinto le elezioni, l’ambasciata americana a L’Avana si è trovata a combattere la sua inquietante guerra contro i primi sintomi percepiti dai suoi funzionari: cefalee, vertigini, perdita di udito e nausea.

La domanda quindi è un’altra: perché la Russia avrebbe dovuto attaccare proprio in quel momento, quando era arrivato alla Casa Bianca un profondo avversario della normalizzazione dei rapporti con Cuba? Qualcosa non torna. I sospetti devono per forza estendersi anche ad altri attori coinvolti nell’isola caraibica.

FONTE http://www.occhidellaguerra.it/attacchi-cuba-microonde/

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