La realtà virtuale, termine e concetto che sembrava superato da quello di realtà aumentato, sembra ora ritornato in auge nel marketing e nei prodotti lanciati negli ultimi mesi, come si vede anche dagli annunci del Mobile world congress di Barcellona. Ma così si esce dal mondo fisico e dalla speranza di poterlo “aumentare”

di Valentina Bernardinis, Nicola Strizzolo, Università di Udine

Wittgenstein indentificava il mondo come tutto ciò che accade, la totalità dei fatti, non delle cose.

Sembrerebbe assolvere al meglio l’attuale spinta di marketing e di prodotti tecnologici che ruotano intorno al concetto di realtà virtuale, termine che oramai sembrava desueto e superato dal paradigma della realtà aumentata:

le potenzialità dei dispositivi di aggiungere livelli di informazione alle esperienze che l’utente si trova a vivere che si traducono sia in aspetti conoscitivi ma anche in cose da fare, posti da raggiungere, possibilità da attuare.

Sembrava davvero essere usciti dalla stanze chiuse dove dei simulatori visivi e tattili proponevano mondi a 360 gradi per infrangere, a livello percettivo, le leggi della fisica, affrontare sfide ludiche vissute in maniera sensoriale vicino a realtà ricostruite per ritornare al mondo.

Un mondo fatto di esperienze sul territorio, come la visita ad un sito storico o ad un monumento o la ricerca di un ristorante e relazioni con altre persone, le quali,  condividendo applicazioni di rintracciabilità e disponibilità, poi si potevano anche ancorare alle vecchie esperienze corporee, aumentate nel numero delle possibilità e del turn over dalle app. 

Ma invece, almeno per quando riguarda il panorama italiano, se utilizziamo lo strumento google trend osserviamo che abbiamo un primo picco nelle ricerche del termine “realtà virtuale” nel primo semestre del 2006, poi un secondo picco nel 2007 (sempre primo semestre) e  poi via via le ricerche vanno scemando, fino ad un piccolo picco nel marzo 2013, dopodiché le ricerche del termine sono iniziate nuovamente a salire fino a proiezioni che superano i picchi precedenti (anche gli utenti però nel frattempo sono aumentati).

E se, in confronto, monitoriamo il trend di ricerche per la “realtà aumentata” osserviamo come il termine fa la sua comparsa nel 2009 per crescere in maniera sinusoidale fino al 2013, e poi cala, in corrispondenza dell’aumento di ricerche per la “realtà virtuale”.

Possiamo pertanto dire che i due termini sono tra loro antagonisti.

E riprendendo Wittgenstein, i limiti del linguaggio segnano i limiti del mondo (relativismo linguistico) per approdare al determinismo: è il linguaggio a costruire il pensiero che a sua volta interpreta e definisce il mondo, pare così che la realtà virtuale abbia preso nuovamente il sopravvento sulla realtà aumentata.

Forse, come aveva visto Baudrillard, nel delitto perfetto, la televisione uccideva la realtà in una realtà più perfetta che rimandava però all’immaginario stesso del mondo mediale, non riproduceva la realtà, ma proiettava lo spettatore in una non realtà più perfetta della realtà stessa, più suadente degli stessi sogni e delle utopie presenti e trainanti, per valori, il mondo reale: era la vittoria del virtuale televisivo sul reale e sui sogni come fuga dalla realtà.

Il secondo delitto forse è sempre quello della realtà virtuale, questa volta sulla realtà aumentata, dove i dispositivi ci reintroducevano nella realtà, nel mondo, sul quale potevamo agire e magari provare a cambiarlo: si rientra ora invece nella perfezione cromatica ad alta definizione, sensoriale ed emozionale di mondi su misura, ancora una volta più attraenti e coinvolgenti di quello che sta al di fuori, che come aveva già previsto Baudrillard per la prima realtà virtuale, così non viene più messo in discussione, ma indifferentemente accolto. FONTE 

 

La realtà virtuale.

La tecnologia al giorno d’oggi fa parte della nostra vita.
Siamo sommersi da computer, cellulari, console, videogiochi, reti telefoniche, codici ecc…

Noi siamo un po come dei computer programmati per fare il nostro dovere, obbedire agli ordini, siamo in costante evoluzione, immagazziniamo informazioni e le elaboriamo per formulare dei discorsi.
Il XXI secolo si può sintetizzare in un unica parola, evoluzione, ci siamo evoluti, siamo andati oltre alle nostre capacità, abbiamo creato dei computer dotati di una loro intelligenza, abbiamo costruito degli umanoidi capaci di interagire parlando con noi, abbiamo inventato le macchine elettriche per rendere il mondo più ecologico, abbiamo aiutato persone con gravi difficoltà celebrali e fisiche con esoscheletri, permettendo a loro di parlare e di camminare da soli per la loro prima volta.
La tecnologia si, ha migliorato la nostra vita ma dall’altro lato la sta anche rovinando..
Con l’invenzione dei social network come Facebook, Twitter, Instagram ecc, abbiamo incrementato la vita virtuale, costruendoci un mondo tutto nostro basato sugli “amici”, della quale nella maggior parte dei casi non conosciamo, sui “mi piace” e sulla popolarità…
Di recente, si è venuto a sapere che tutti noi siamo spiati, controllati, ovvero sanno cosa facciamo in quel preciso istante, sanno dove abitiamo, il nostro numero di cellulare, quanti membri ci sono nella nostra famiglia, quali prospettive hai per il futuro e persino il bar dove ogni mattina vai a prendere il caffè.
Siamo prigionieri della tecnologia, un’invenzione che noi stessi abbiamo creato e che ci sta sfuggendo di mano.
Dobbiamo controllarci, darci dei limiti, dire basta quando è necessario e solo così potremo dare al mondo una tecnologia sicura e utile per il benessere umano. 
FONTE

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