Secondo uno studio condotto dalla NASA, alcune sorgenti di calore potrebbero essere alla base dello scioglimento dei ghiacci

Sotto la superficie dei ghiacci dell’Antartide potrebbe nascondersi qualcosa di caldo che ne favorirebbe lo scioglimento. A dirlo è uno studio condotto dal Jet Propulsion Laboratory della NASA, secondo il quale alcuni fenomeni geologici contribuirebbero a generare calore e quindi a distruggere la superficie della calotta. Si tratterebbe dei cosiddetti “mantle plumes” o pennacchi, zampilli caldi di materia relativamente primordiale, risalenti dal profondo del mantello, lo strato appena al di sotto della crosta terrestre, a contatto con il nucleo esterno, e che andrebbero ad alimentare sacche di magma.

L’ipotesi dei ricercatori è che la sterminata superficie di 1.610.000 chilometri quadrati denominata Terra di Marie Byrd, una delle regioni occidentali dell’Antartide, sia solcata da queste sorgenti di calore, “colpevoli” di generare fiumi e laghi sotterranei e di accelerare così lo scioglimento dei ghiacciai.

La teoria non è nuova: è in auge da 30 anni presso i geologi, da quando uno scienziato della University of Colorado Denver, W. Jason Morgan, ipotizzò l’esistenza di questi pennacchi al di sotto della regione occidentale dell’Antartide. In questo modo, egli riusciva a spiegare l’instabilità della zona e l’attività vulcanica. “Pensavo fosse un’ipotesi assurda – ha spiegato Helene Seroussi del Jet Propulsion Laboratory della NASA -. Non capivo come potesse esserci così tanto calore in presenza di ghiaccio”.

Gli scienziati hanno utilizzato tecniche innovative per supportare l’idea: hanno sviluppato un modello di mantle plume per calcolare quanto calore geotermico sia effettivamente necessario per spiegare quanto accade nella zona di Marie Byrd Land. Hanno poi messo a confronto il modello con i dati empirici raccolti in diverse missioni della NASA in Antartide, per assicurarsi che fosse realistico. I risultati ottenuti hanno portato i ricercatori a pensare che possa esserci un pennacchio, corredato da forte calore e pressione, sotto la superficie dell’area. Potrebbe essersi formato dai 50 ai 110 milioni di anni fa, molto prima che facesse la sua comparsa il manto di ghiaccio. La presenza di tale mantle plume spiegherebbe non solo l’instabilità della zona, ma anche il perché l’area si sia sciolta così rapidamente, 11mila anni fa, in un modo simile a quello che vediamo oggi.

Fonte http://www.huffingtonpost.it/2017/11/10/sotto-la-superficie-dellantartide-si-nasconde-qualcosa-di-caldo-e-misterioso_a_23273078/

Antartide, al via la spartizione delle risorse

Contiene enormi quantità di uranio, petrolio e gas naturale, e ancora minerali ferrosi, nichel, piombo, zinco, carbone, stagno, diamanti, perfino oro. Il tutto in quantità ingenti. E soprattutto il 50% dell’ acqua dolce del pianeta. Le risorse dell’ Antartide sono protette da un accordo internazionale che dura 50 anni, siglato nel 1998: nessuno può sfruttare i suoi giacimenti prima del 2038. Eppure la corsa a garantirsi le risorse del sottosuolo è già partita. Per non parlare di quella a sfruttare le risorse già utilizzabili, come quelle delle acque circostanti, dalle balene (solo in parte protette da una serie di altri accordi) a un minuscolo crostaceo simile a un gamberetto chiamato krill. E poi c’ è il turismo: all’ inizio degli anni ‘ 90 i turisti che sceglievano di pagarsi costose crociere con approdi nella zona antartica erano poche migliaia, ma negli ultimi anni c’ è stata un’ impennata: 46 mila presenze si sono contate nella stagione 2007/2008 (i mesi più miti sono dicembre e gennaio).

E per gestire gli afflussi, promettendo di preservare il delicato ecosistema, opera da vent’ anni l’ International Association of Antarctica Tour Operators. I mesi “caldi”, cioè il nostro inverno, sono quelli più gettonati per visitatori e anche per le equipe scientifiche: le temperature medie, in quei periodi, sfiorano i 30°; mentre nella stagione più rigida, tra luglio e settembre, si scende a circa 65°. Le coste sono meno fredde, ma al centro del continente si possono raggiungere i 90°. Ma vari studi mostrano come la temperatura dell’ Antartide stia lentamente crescendo, facendo temere per la tenuta dei suoi strati di ghiaccio. Un ulteriore motivo di lavoro per gli scienziati di tutto il mondo che vivono lunghi mesi nel continente: sono una quarantina le stazioni permanenti, mentre un centinaio di basi sono temporanee.

L’ Italia è presente con due centri: la stazione pionieristica Mario Zucchelli (nata nel 1985) e l’ italofrancese Concordia, dove lavorano attualmente 6 connazionali su un totale di 14 ricercatori. «La nostra presenza in Antartide è fondamentale per la ricerca. Alla base Concordia, che si trova in quota a 3.200 metri, si studiano i cambiamenti climatici: in particolare astrofisica, fisica dell’ atmosfera, glaciologia, sismologia, chimica dell’ ambiente», dice Roberto Sparapani, del Cnr, a lungo capobase in Antartide. Le risorse del polo Sud richiedono un’ attenta capacità di pianificazione, con calibrati investimenti. La corsa all’ Antartide prosegue a pieno ritmo ma l’ Italia, col suo ponderoso Pnra (Programma nazionale ricerche in Antartide, del 1985) sembra mostrare qualche titubanza rispetto a nazioni come gli Usa o la Gran Bretagna (con la British Antarctic Survey), che sembrano a loro agio su quella superficie di 14 milioni di chilometri quadrati, di cui 13,7 milioni coperti dal ghiaccio. Ora, dopo anni tormentati, il Pnra ha subito da poco un nuovo assetto, che dovrebbe permettergli, così almeno auspicano al ministero della Ricerca, di operare con maggior convinzione. Un decreto ministeriale del 30 settembre 2010 ha messo fine al vecchio consorzio di enti, bocciato anche dalla Corte dei Conti, assegnando nuovi compiti a Cnr ed Enea, le due colonne del Programma, che è presieduto da una ministeriale Commissione scientifica nazionale per l’ Antartide (Csna). Il Cnr ha ora il ruolo di programmazione e coordinamento delle attività di ricerca, mentre l’ Enea ha quello di attuare le spedizioni, con la gestione tecnicologistica delle attività scientifiche. La sfida dei prossimi mesi, tutta italiana, è quella di integrare al meglio le varie realtà che compongono la struttura. «Ora devono formarsi – afferma Sparapani i nuovi gruppi di lavoro, il Miur ancora non ha nominato la commissione scientifica e siamo in attesa.

La norma transitoria del decreto, per fortuna, dà comunque continuità alle missioni sul campo e la Concordia sta lavorando normalmente». Nell’ abbagliante monotonia dei ghiacci (spessi in media 1,6 km), oceanografi, climatologi, astronomi, oltre che geologi e biologi, sono tra gli scienziati più presenti. Tanta attenzione scientifica, che si aggiunge a quella economica, ha un motivo: un rapporto della Columbia University sostiene che il gigantesco buco dell’ ozono che sovrasta l’ Antartide (scoperto a metà degli anni ‘ 80, le dimensioni della sua superficie sono oggi pari a 13,7 milioni di km quadrati) innescherebbe l’ effetto domino sull’ intero emisfero meridionale del globo, divenendo il massimo artefice dei cambiamenti climatici. I valori super partes della ricerca hanno plasmato un altro problema: il suo statuto giuridico. Se diverse nazioni hanno avanzato, nel corso dei decenni, pretese territoriali (come Australia, Francia, Nuova Zelanda, Norvegia, Argentina, Cile, Gran Bretagna), il continente resta comunque una terra neutrale, garantita da un apposito trattato, l’ Antarctic Treaty, del 1959: vi aderisce oggi una cinquantina di nazioni, tra cui l’ Italia.  FONTE http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/05/03/antartide-al-via-la-spartizione-delle-risorse.html

 

VEDI ANCHE

Clima: lo strano comportamento dell’Antartide

A qualcuno piace caldo 

UN SOGNO LUNGO CENTO ANNI: SCIOGLIERE I GHIACCI DELL’ARTICO!

 

 

 

IMPORTANTE!: Il materiale presente in questo sito (ove non ci siano avvisi particolari) può essere copiato e redistribuito, purché venga citata la fonte. NoGeoingegneria non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale ripubblicato.Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.