Le scie lasciate da navi e imbarcazioni durante le loro rotte su mari e oceani, scie talvolta visibili anche via satellite, generano un inquinamento capace di condizionare il tempo e il nostro clima.

Uno studio pubblicato su Geophysical Research Letters ha dimostrato la relazione tra il traffico marittimo e le tempeste, dimostrazione derivante dall’aumento dell’attività temporalesca lungo le rotte marittime. Come si legge all’interno della ricerca, condotta da un team di esperti dell’Università di Washington, le particelle rilasciate dalle imbarcazioni si comportano come aggreganti per la formazione di nubi e soprattutto come attivatori di fulmini.

Dopo aver analizzato il tasso di insorgenza dei fulmini tra il 2005 il 2016, analisi che ha riguardato l’intero pianeta, i ricercatori hanno scoperto che due delle principali tratte marittime della terra (tra Sri Lanka e la punta settentrionale di Sumatra e tra il nord-est di Singapore e il sud del Vietnam) avevano una densità di fulmini due volte superiore alle zone circostanti.

Gli studiosi hanno sottolineato come l’aumento dei fulmini non è ascrivibile direttamente alle imbarcazioni (ad esempio a causa dell’alto contenuto di metalli) tant’è che le fulminazioni sono state registrate in un raggio chilometrico ben più ampio. Evidentemente fumo e altre particelle rilasciate dallo scarico delle navi vanno ad accumularsi in atmosfera fungendo da catalizzatori attorno ai quali l’acqua condensa dando origine alle nuvole.

Le gocce che si generano attorno a queste particelle risulterebbero più piccole rispetto a quanto avviene normalmente natura, in questo modo tendono a salire a quote maggiori subendo un maggior congelamento e generando pertanto più facilmente nubi temporalesche.

Pubblicato da Ivan Gaddari

FONTE https://www.meteogiornale.it/notizia/48300-1-navi-favoriscono-temporali-negli-oceani-come-possibile

Vedi anche

https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/2017GL075280

https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/2017GL074982

 

Navi di trasporto, navi di guerra e navi da crociera

Uno dei posti più inquinati al mondo? La nave da crociera

Le grandi navi a Venezia viste da Gianni Berengo Gardin

Il bilancio ecologico di questi mostri sull’acqua è devastante. A parte i livelli consumi di energia di ciascuna nave, è la qualità delle emissioni a preoccupare. Tutte le compagnie utilizzano ancora olio combustibile pesante. Una classifica delle navi più inquinanti, tra cui quelle di Costa, MSC e Royal Caribbean.

Contrariamente a quanto viene scritto dalle compagnie navali, l’inquinamento causato dalle navi da crociera è elevatissimo.

Si tratta di una delle attività umane a maggior impatto ambientale: città vere e proprie particolamente energivore, che si muovono sui nostri mari, che peraltro crescono sempre di più in dimensioni, e che usano il peggior combustibile disponibile e senza accorgimenti o filtri.

Un’associazione tedesca, NABU (Sindacato per la natura e la biodiversità), ha pubblicato la classifica delle navi da crociera 2017 (vedi sotto, clicca per ingrandire), che dimostra come siano ancora veramente molto scarsi i progressi compiuti dalle compagnie nella riduzione dell’inquinamento atmosferico.

L’associazione Cittadini per l’Aria, che collabora con NABU nell’ambito del progetto “Facciamo respirare il Mediterraneo”, ha presentato per l’Italia i risultati di questa analisi.

Si evidenzia come tutti gli operatori utilizzino ancora olio combustibile pesante per alimentare le loro navi, un prodotto di scarto della raffinazione, vietato su terraferma in moltissime parti del mondo. È combustibile sporco e solforoso che emette fumi tossici durante la combustione.

Una nave da crociera di medie dimensioni brucia fino a 150 tonnellate di carburante al giorno, emettendo un numero di particelle paragonabile a un milione di automobili. Ad esempio una di queste imbarcazioni con i motori al massimo consuma circa 250 mila litri di carburante al giorno. Le emissioni dei motori diesel come quelli impiegati sulle navi da crociera sono classificate cancerogene dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Le compagnie Hapag-Lloyd e TUI condividono la posizione più elevata in classifica grazie all’installazione di catalizzatori per gli ossidi di azoto; un piccolo ma importante passo verso navi meno inquinanti.

Ma sono le compagnie leader del settore, come Costa, MSC e Royal Caribbean, che producono il maggior inquinamento e rischiano di provocare gravi danni alla salute alle persone che vivono nelle città di porto, lavorano o vanno in vacanza su queste navi.

Il CEO di NABU, Leif Miller ha dichiarato: “L’attenzione del settore verso l’ambiente rimane scarsa. La mancanza di interventi da parte di Costa, MSC e Royal Caribbean per migliorare le prestazioni ambientali della loro attività mette a rischio i loro stessi clienti, i residenti delle città di porto e il clima. Siamo anche delusi dal greenwashing messo in atto da AIDA Cruises (compagnia crocieristica che fa parte del gruppo anglo-americano Carnival Corporation, ndr). Non sono riusciti mantenere la loro promessa di investire in filtri per il particolato per l’intera flotta”.

Purtroppo il disprezzo del settore crociere per la salute dei suoi clienti e dei cittadini portuali – sottolinea Anna Gerometta presidente di Cittadini per l’aria – è evidenziato dal fatto che, come riferisce NABU, nessuna delle compagnie di crociera ha risposto al semplice questionario stilato e inviato loro per accertare i progressi ambientali in questo settore mentre CLIA, l’Associazione internazionale dell’industria crocieristica, ha risposto con un commento vago affermando di aver preso in seria considerazione il problema. A riprova, purtroppo, di un atteggiamento di rifiuto del dialogo e scarsa trasparenza”.

Dietmar Oeliger, responsabile della politica dei trasporti di NABU fa notare che “l’anno scorso il settore aveva fatto sapere che 23 navi avrebbero installato filtri per il particolato carbonioso (black carbon), mentre risulta che neppure un singolo filtro sta attualmente funzionando”.

Cittadini per l’Aria, che ha da poco lanciato il concorso fotografico #UNMAREDIFUMO per contribuire a visualizzare il problema delle emissioni nel Mediterraneo e nelle città di porto italiane e che si concluderà il prossimo 30 settembre, è preoccupata per la scarsa ambizione ambientale di questo settore che ha fra i suoi principali componenti tante compagnie italiane.

Migliorare drasticamente le prestazioni ambientali delle navi deve diventare un obiettivo prioritario per il nostro paese, per la salute dei cittadini e la competitività internazionale di questo settore industriale – conclude Anna Gerometta – Basti riflettere sul fatto che a Civitavecchia è stato stimato un incremento del 51% del rischio di morte per malattie neurologiche e del 31% per tumore al polmone fra la popolazione residente entro i 500 metri dal perimetro dal porto per comprendere quanto grave sia il problema nel nostro paese, costellato da città di porto di importanza primaria in Europa” (ricerca del Dipartimento di Epidemiologia SSR Lazio).

Le emissioni di queste navi causano diverse gravi malattie polmonari, cardiovascolari e danni al sistema neurologico. Recenti misurazioni dell’inquinamento a bordo delle navi da crociera hanno poi dimostrato i potenziali pericoli a cui sono esposti i passeggeri.

Troupe televisive europee hanno registrato (vedi reportage), a bordo delle navi, magari a prendere il sole, livelli di particolato ultrafine fino a 200 volte superiori a quello presente nell’aria pulita, e sono stati registrati anche valori superiori a quasi 400 volte.

Cittadini per l’Aria chiede un divieto generale di utilizzo di olio combustibile pesante, il passaggio a carburanti più puliti e norme che impongano l’installazione di filtri di particolato e catalizzatori SCR su tutte le navi.

Il comune di Civitavecchia ha scritto al Presidente del Consiglio, chiedendogli di attivarsi per l’istituzione di una zona ECA (Emissions Control Area) nel Mediterraneo e ha invitato tutti i sindaci delle città portuali italiane a fare altrettanto.

Magari prima di fare una crociera, facciamo una seria riflessione su tutto questo.

FONTE https://www.qualenergia.it/articoli/20170906-uno-dei-posti-piu-inquinati-al-mondo-la-nave-da-crociera/

Merita particolare approfondimento il settore navale militare

L’incredibile crescita del traffico aereo a livello globale è stata resa possibile anche dal generale abbassamento dei prezzi dei biglietti, fino agli eccessi dei vettori low-cost e apertura degli aeroporti militari come punto chiave. Il turismo di massa ha ulteriori pesanti ricadute sull’ambiente.L’industria e traffico aeronautico e navale , sono settori chiave e sono gli eterni esclusi nelle discussioni e accordi sul clima. Entrambi i settori sfuggono agli obblighi di riduzione delle emissioni.

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