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Una mente tutta logica è come un coltello tutto lama. Fa sanguinare la mano che lo usa.
(Rabindranath Tagore)

La Stampa 25/2/2014

L’ingegneria climatica, un problema etico

Il docente di Fisica ad Harvard David Keith propone una soluzione al riscaldamento globale

Il 2014 è stato l’anno più caldo da quando esistono misure che permettono di stimare la temperatura globale del nostro pianeta, cioè da più di 130 anni. L’ha annunciato in questi giorni il MetOffice del Regno Unito dopo aver analizzato, oltre ai propri dati, quelli della Nasa, dell’ente oceanografico americano, del centro giapponese per lo studio del clima e dell’istituto non-profit Berkeley Earth. Nell’ultimo secolo l’aria si è riscaldata di 0,8 °C. La fusione dei ghiacci e la dilatazione termica dell’acqua hanno fatto salire il livello del mare di 19 centimetri.  

Gran parte del riscaldamento globale dipende dal fatto che, bruciando carbone, petrolio e metano, abbiamo aumentato di un terzo la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera, facendola passare dalle 290 parti per milione alla fine dell’Ottocento alle 400 parti per milione raggiunte alla fine dell’anno scorso. Soglia psicologica, ma anche ultimo campanello d’allarme se vogliamo evitare catastrofi climatiche. Sembra scienza, invece è etica, filosofia. Perché dietro c’è la domanda: per contrastare il cambiamento climatico, sarebbe lecita un’azione tecnologica su scala planetaria? E’ il problema morale della geoingegneria che David Keith, docente di fisica applicata ad Harvard, discute in un libro provocatorio: L’alternativa razionale(Bollati Boringhieri (140 pagine, 15 euro)

Girano varie idee per combattere il cambiamento climatico. Si può fecondare il plancton degli oceani arricchendo l’acqua di ferro, immagazzinare l’anidride carbonica nel sottosuolo, agire sul potere riflettente della Terra. Keith sceglie questa via e pensa a una specie di ombrellone che si otterrebbe immettendo nella stratosfera minuscole goccioline di acido solforico per rispedire nello spazio l’energia solare prima che si accumuli sotto la «coperta» dell’anidride carbonica.  

Quanto acido solforico? Per cominciare, un milione di tonnellate entro il 2070, al costo di alcuni miliardi di dollari, che sarebbero tuttavia solo l’1% di quanto si investe per l’energia pulita. Rischi? Primo tra tutti la distruzione del 10% dell’ozono stratosferico, proprio quello che il Protocollo di Montreal nel 1987 ha incominciato a proteggere.

Ma allora che cosa c’è di «razionale» nella soluzione discussa da Keith? In sostanza la risposta è che l’ingegneria climatica è una scelta da fare sulla base di un bilancio costi/benefici, un rischio calcolato, mentre da un secolo scarichiamo anidride carbonica nell’aria senza averne valutato i rischi.

Keith non ha dubbi su quale dei due comportamenti sia più irrazionale e moralmente discutibile. E’ una questione filosofica che riapre il dibattito sul rapporto uomo/natura. Oltre all’evoluzione biologica, la natura ha dato all’uomo quella culturale. Gli interventi tecnologici sulla natura fanno quindi parte della natura (umana). Ma ciò non significa ancora che siano sempre moralmente leciti, specie se coinvolgono le generazioni future. Insomma, il sasso è gettato. Ognuno valuti il male e la sua cura.  

PIERO BIANUCCI

FONTE http://www.lastampa.it/2015/02/24/cultura/lingegneria-climatica-un-problema-etico-x3p2ktI9YIri60w8EizOCI/premium.html;jsessionid=C0B56575F7CFFE522CA0B8ACB17470B9

L’autore David Keith è stato nominato dalla rivista «Time» uno degli «Eroi dell’ ’ambiente» del 2009, è docente di fisica applicata presso la Scuola di ingegneria e scienze applicate di Harvard e insegna Politiche pubbliche alla Harvard Kennedy School. Keith è portavoce di spicco in ambito ingegneria climatica. L’ ’alternativa razionale è il suo primo libro rivolto a un pubblico non specialistico.

ESTRATTI

È possibile raffreddare il nostro pianeta iniettando molecole di acido solforico – dotate di un certo potere riflettente – negli strati superiori dell’alta atmosfera, dove esse potrebbero disperdere, ricacciandola nello spazio, una piccola parte della luce che proviene dal Sole, formando una sorta di sottile parasole per la superficie sottostante. Dire che ció è “possibile” diminuisce l’effettivo valore dell’asserzione : in effetti l’operazione non è costosa e non presenta difficoltà sul piano tecnico. Gli aerei speciali e i sistemi di dispersione necessari per dar inizio all’operazione potrebbero essere allestiti in pochi anni con un costo inferiore a quello di un film hollywoodiano di successo”…..

La geoingegneria solare è un insieme di tecnologie innovative che permettono di interagire con il clima. Queste tecnologie possono in parte contrastare i cambiamenti climatici dovuti al graduale e progressivo accumulo di diossido di carbonio (CO2) nell’atmosfera. Decidere di aggiungere per un certo intervallo di tempo un inquinante allo scopo di contrastare gli effetti di un altro inquinante sembra una sorta di aggiustatura davvero sgradevole, e a livello tecnico, però proprio questa è l’essenza della proposta di immettere composti di zolfo nell’atmosfera per limitare i danni prodotti dai composti di carbonio che abbiamo disperso nell’aria”…..

Per essere efficace, l’acido solforico deve presentarsi in minuscole gocce di liquido (con un diametro all’incirca diecimila volte più piccolo di quello di un capello) e deve essere immesso nell’atmosfera a circa 20 km dalla superficie terrestre. Una volta giunte a questa quota, le goccioline disperderanno la luce del Sole, riflettendola nello spazio e riducendo la quantità di irraggiamento solare che raggiunge il suolo. Questo leggero effetto di oscuramento tende a raffreddare il pianeta, in parte compensando l’effetto del riscaldamento dovuto ai gas serra, come il diossido di carbonio. Anche le goccioline d’acqua dovrebbero produrre un efficace e precisa dispersione della luce solare (qualsiasi nube ha questo effetto), ma nell’aria molto secca della stratosfera non possono sopravvivere a lungo. La ragione per cui si sceglie l’acido solforico è semplicemente quella di evitare la rapida evaporazione delle goccioline. Dopo essersi formate, le gocce dell’acido solforico rimangono infatti in quota per circa un anno prima di cadere negli strati inferiori dell’atmosfera, dunque è necessario continuamente reintegrarne la quantità”…..

L’immissione dei solfati potrebbe essere realizzata utilizzando jet executive della Gulfstream modificati e dotati dei classici reattori a basso rapporto di diluzione che consentano voli superiori a 18.000 metri con le apparecchiature necessarie per produrre e diffondere le goccioline di acido. Per dare inizio al programma si potrebbero usare soltanto uno o due aerei ; dopo una decina d’anni occorrerebbero circa dieci aerei per portare in quota le 250.000 tonnellate di liquido necessarie ogni anno, con un costo (annuo) complessivo di circa 700 milioni di dollari. Potrebbe essere ragionevole utilizzare aerei costruiti appositamente con ali più lunghe, meglio adatti per i voli ad alta quota, e questo cambiamento potrebbe consentire un risparmio pari a circa la metà dei costi e permettendo la distribuzione dei solfati in tutto il globo partendo da due soli aeroporti”…..

Molti scienziati temono che l’immissione di solfati nell’atmosfera potrà provocare una diminuzione dei monsoni asiatici, esponendo un miliardo di persone al rischio di morire di fame. In effetti gli strumenti della geoingegneria, impiegati sconsideratamente, potrebbero portare alla morte per fame miliardi di persone”…..

I primi esperimenti nell’atmosfera dovranno concentrarsi sull’interpretazione dei processi con cui gli aerosol vengono prodotti e possono perturbare la chimica della stratosfera. Molti dei processi chimici che si svolgono nell’atmosfera seguono un ciclo diurno, perció le osservazioni di una nube artificiale di aerosol, anche se durano un giorno o due, possono fornire una valida verifica per la nostra indagine”…..

Alcuni dei miei colleghi ritengono che con la crescente potenzialità e affidabilità dei modelli scientifici non sia più necessario eseguire prove fuori dai laboratori. Io non sono d’accordo. Lo studio scientifico dell’ambiente è pieno di sorprese che possono essere scoperte soltanto con accurate osservazioni dirette”…..

Il costo per un trattamento geoingegneristico di tutto il pianeta della durata di un decennio sarebbe inferiore ai 6 miliardi di dollari, cifra che il governo italiano spende per le dighe e le paratie mobili che proteggono la sola città di Venezia dall’innalzamento del mare correlato ai cambiamenti climatici”…..

I costi sono così ridotti da non avere probabilmente un ruolo di spicco, come fattore determinante, nelle decisioni sulla geoingegneria. L’economista Scott Barret ha giustamente indicato questa situazione come “l’incredibile economia della geoingegneria”…..

David Keith

L’alternativa razionale.

 

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