By  NoGeoingegneria

Si allunga la lunga lista degli attacchi alla salute dei più piccoli in nome della cosiddetta prevenzione. In questa lettera aperta del Prof. Giuseppe Altieri si parla di Vitamina K1 propinata a 30 secondi dalla nascita 

 Ecco cosa contiene la vitamina K1

vitamina k1

Leggi l’articolo.

Le ultime settimane hanno focalizzato la discussione sugli ingredienti e la  ‘sicurezza’ dei vaccini obbligatoriamente iniettati nei corpicini dei neonati. 

Secondo i ‘Vaccini…sì’  i sali di alluminio sono usati come nuovo bersaglio per una campagna denigratoria, al fine di creare uno stato d’ansia nei genitori .

L’alluminio in nanodimensione è onnipresente. Perfino l’Airforce USA indaga sugli effetti delle nanoparticelle di alluminio e avrà i suoi ‘buoni’ motivi. 

L’alluminio è presente nel nostro cibo (vedi quiqui e qui), nell’approvvigionamento idrico e del suolo (vedi qui), nell’ aria  e in numerose altre fonti di uso quotidiano per cui la maggioranza delle persone soffre di un certo grado di tossicità (anche elevato) da alluminio.

Scrive Marvin Herndon:

A livello globale, negli ultimi dieci anni o più, con un drammatico aumento dell’intensità, il nostro pianeta è stato deliberatamente e clandestinamente esposto ad una sostanza non naturale, il rilascio di alluminio tossico dissolto nell’ambiente (…) non c’è stata alcuna ammissione pubblica, nessuna comprensione, nessuna indagine accademica, nessun consenso informato e nessuna divulgazione in merito alla natura delle sostanze tossiche disperse nell’aria.” …ho osservato l’evento ormai comune delle tracce tossiche di geoingegneria nella bassa atmosfera (troposfera), che si mescolano con l’aria che respiriamo e con frequenza in aumento...”

Secondo il medico Dietrich Klinghardt  sono state individuate migliaia di sostanze tossiche, ma due sono gli agenti che destano maggiormente preoccupazione a causa dei loro effetti particolarmente gravi: il glifosato e l’alluminio

Scrive il Ministero della Salute:

Per contro l’alluminio può aumentare la morte neuronale e lo stress ossidativo a livello cerebrale; per cui non va escluso un ruolo nell’aggravare o accelerare i sintomi e l’insorgenza di patologie neurodegenerative umane. Sulla base degli effetti neurotossici EFSA ha definito una dose settimanale tollerabile (TWI) pari a 1 mg/kg p.c./settimana, corrispondente a 20 e 70 mg di allumino/settimana, rispettivamente, per un bambino di 20 kg e per un adulto di 70 kg. 

VEDI https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2608_allegato.pdf   

Da ricordare anche l’articolo di Paolo de Santis: 82000 MATERIE TOSSICHE NEL CORPO UMANO, CON IN TESTA GLIFOSATO E ALLUMINIOE’ tempo di unire i puntini e scoprire una volta per tutte la sottile linea rossa dell’alluminio.

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’indagine del fisico Corrado Penna

ALLUMINIO, ADIUVANTI, VACCINI, DISBIOSI E MALATTIE AUTOIMMUNI

L’alluminio è un metallo pesante, tossico per il sistema nervoso e per il sistema digestivo, presente in moltissimi vaccini (come “adiuvante”, sostanza che stimola l’infiammazione e la risposta immunitaria potenziando la produzione di anticorpi). La sua neuro-tossicità è nota da lungo tempo, ed è stato messo in relazione con gravi malattie nero-degenerative come il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson1.  Ma l’alluminio è tossico anche per la mucosa intestinale, vedi ad esempio l’articolo Aluminum enhances inflammation and decreases mucosal healing in experimental colitis in mice2 che mostra che come l’alluminio aumenti l’infiammazione e diminuisce le capacità di guarigione della mucosa in un modello animale (per quanto sia un odioso esperimento di vivisezione ci sono pochi dubbi che nell’uomo questo non succeda per qualche specifica differenza). L’articolo Gut: An underestimated target organ for Aluminum3 ci informa che l’assunzione orale di alluminio in quantità rilevanti appare deleteria per la regolazione della funzionalità intestinale, perché danneggia la barriera mucosa causando eccessiva permeabilità perché danneggia la microflora batterica simbionte (i “batteri amici”) causando disbiosi, tant’è che si si sospetta un ruolo dell’alluminio come fattore di innesco di patologie infiammatorie dell’intestino (come morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa). Ma il meccanismo di trasporto dell’alluminio iniettato come adiuvante nei vaccini è del tutto particolare, e dipende dai macrofagi che fagocitano le particelle di metallo pesante, che possono sorpassare la barriera emato-encefalica, e depositarlo nel cervello (ma anche altrove, non escluso l’intestino).

Al momento non ci sono studi precisi sui livelli di alluminio da adiuvanti che possono raggiungere l’intestino (gli studi si sono concentrati soprattutto sul sistema nervoso centrale), ma come vedremo basta una iniziale infiammazione a carico dell’intestino a richiamare macrofagi (che possono rilasciarvi alluminio, generare infiammazione e innescare un circolo vizioso). Inoltre sappiamo che le malattie autoimmuni sono correlate con la disbiosi intestinale come ci mostrano molti articoli scientifici, uno tra i quali si intitola esattamente Autoimmunity and the Gut (“L’autoimmunità e l’intestino”)4.

Sono documentati anche altri tipi di danni, per esempio l’articolo Hepatitis B vaccine induces apoptotic death in Hepa1-6 cells5 mostra che i vaccini contro l’epatite B (che, ricordiamo sono una componente degli esavalenti) causano distruzione delle cellule epatiche della linea cellulare Hepa1-6, e che tale effetto in vitro è stato confermato da un esperimento in vivo, La morte di tali cellule è attribuita all’uso dell’adiuvante idrossido di alluminio, sempre più spesso identificato come fattore causale che contribuisce allo scatenarsi di malattie autoimmuni in pazienti vaccinati.

Uno dei ricercatori che più ha contribuito alla consapevolezza dei danni da adiuvanti è il medico israeliano Shoenfeld che ha coniato il termine ASIA (sindrome autoimmune indotta da adiuvanti)6. Le sostanze “adiuvanti”, che “aiutano” a sviluppare una maggiore quantità di anticorpi, infatti spesso stimolano così tanto il sistema immunitario che esso reagisce anche contro le cellule del nostro stesso corpo causando così malattie autoimmuni e infiammatorie.

Tra gli adiuvanti che possono causare tale sindrome autoimmune e/o infiammatoria troviamo l’idrossido di alluminio, che si trova in gran parte dei vaccini attualmente in circolazione, lo squalene, che si trova (assieme al polisorbato 80 all’interno del composto MF-59) nei nuovi vaccini anti-influenzali e nei vaccini contro il papilloma virus). Si legge nell’abstract del già citato articolo Autoimmune/inflammatory syndrome induced by adjuvants (Shoenfeld’s syndrome): clinical and immunological spectrum.

Un adiuvante è una sostanza che aumenta la risposta immunitaria antigene-specifica, induce il rilascio di citochine infiammatorie, ed interagisce con i recettori di tipo Toll e con l’inflammasoma NALP3. La conseguenza immunologica di queste azioni è quella di stimolare la risposta immunitaria innata e quella adattiva. L’attivazione del sistema immunitario per mezzo di adiuvanti, un effetto desiderabile, potrebbe innescare manifestazioni di autoimmunità o di malattia autoimmune. Recentemente una nuova sindrome è stata considerata, la sindrome autoimmune/infiammatoria indotta da adiuvanti (autoimmune/inflammatory syndrome induced by adjuvants – ASIA), che include fenomeni postvaccinali, miofascite macrofagica, Sindrome del Golfo Persico e siliconosi. Questa sindrome è caratterizzata da manifestazioni autoimmuni nonspecifiche e specifiche. Le sostanze principalmente associate con la sindrome ASIA sono lo squalene (Sindrome del Golfo Persico), l’idrossido di alluminio (fenomeni postvaccinali, miofascite macrofagica) ed il silicone in rispetto alla siliconosi. Anche oli minerali, guaiacol e gadital iodico sono spesso associati con l’ASIA.

L’articolo Autoimmune/autoinflammatory syndrome induced by adjuvants (ASIA syndrome) in commercial sheep7 descrive casi di ASIA (Sindrome autoimmune/autoinfiammatoria indotta da adiuvanti) nelle pecore da allevamento vaccinate; l’alluminio è stato rinvenuto nel tessuto nervoso degli animali sofferenti di una sindrome neurologica ed è stato scoperto che le pecore vaccinate sono più gracili e pesano di meno di quelle non vaccinate. Gli autori collegano la patologia (con possibile esito mortale) alle ripetute inoculazioni di vaccini contenenti alluminio, ed è interessante notare che la fase acuta appare da 2 a 6 giorni dopo la vaccinazione (scarsa risposta agli stimoli esterni, meningoencefalite acuta), mentre la fase cronica, che può seguire dopo un’apparente guarigione, a manifestarsi senza preludio, è caratterizzata da eccitazione cui segue debolezza, cachessia, tetraplegia e morte. Gli autori hanno potuto confermare che vaccinando ripetutamente gli animali si può riprodurre tale sindrome.

In recente articolo intitolato Autoimmune/Inflammatory Syndrome Induced by Adjuvants and Thyroid Autoimmunity8 viene mostrato il legame tra vaccinazioni con adiuvanti e malattie autoimmuni alla tiroide, mentre sul fronte della cura l’articolo Cannabidiol as a Therapy for ASIA Syndrome? An Editorial on a Novel Study9, mostra il potenziale curativo degli estratti terapeutici della cannabis.

Approfondimento sulla cinetica dell’alluminio

Qui di seguito una traduzione/adattamento delle informazioni contenute nell’articolo Vaccine Aluminum Travels Into The Brain pubblicato su http://vaccinepapers.org/vaccine-aluminum-travels-to-the-brain/

Molti vaccini contengono adiuvanti a base di alluminio, un ingrediente necessario per stimolare una forte risposta immunitaria. L’alluminio è presente sotto forma di nanoparticelle di idrossido di alluminio e/o fosfato di alluminio.

L’alluminio è stato utilizzato nei vaccini sin dal 1920. A dipsetto di questa lunga storia, gli adiuvanti a base di alluminio non sono stati studiati molto se non per quanto concerne il loro ruolo nell’efficacia dei vaccini. I promotori dei vaccini citano studi sulla sicurezza degli adiuvanti con alluminio, ma si tratta di studi che considerano solo reazioni acute a breve termine, e non reazioni a lungo termine sul cervello o sul sistema immunitario. I promotori dei vaccini non hanno prove che gli adiuvanti contenenti alluminio siano sicuri e che non causino disturbi neurologici e/o cerebrali.

Qui di seguito si discute delle nanoparticolato a base di alluminio degli adiuvanti, e della maniera unica per mezzo della quale tali particelle nanoscopiche vengano trasportate nel corpo. Tale cinetica è molto differente da quella dell’allumino assunto oralmente.

Cinetica dell’alluminio ingerito oralmente e di quello iniettato

L’alluminio ingerito entra nel circolo sanguigno dall’intestino. Nel sangue, l’alluminio ingerito si trova sotto forma ionica solubile in acqua, tipicamente sotto forma di Al3+ o di un complesso di alluminio. L’alluminio sotto forma ionica è tossico, ma normali livelli di esposizione non causano danno per le seguenti ragioni:

1) l’assorbimento è basso. Solo lo 0,3% circa finisce nel circolo sanguigno,

2) la barriera emato-encefalica blocca quasi del tutto l’accesso di tale metallo pesante al cervello

3) Lo ione Al3+ presente nel sangue viene rapidamente filtrato dai reni.

Queste difese proteggono il corpo ed il cervello dall’ingestione di bassi livelli di alluminio.

Basandosi sulla comprensione di tale meccanismo è stato considerato per lungo tempo che anche il nanoparticolato di alluminio negli adiuvanti (AAN) si dissolvesse rapidamente nei fluidi corporei e filtrato dai reni come l’alluminio ingerito col cibo. Ma invece tali nanoparticelle non possono essere filtrate dai reni perché sono troppo grandi. L’alluminio negli adiuvanti diffonde molto lentamente e quindi può restare nel corpo per molti mesi o molti anni. Inoltre non è solo l’Al3+ (alluminio sotto forma ionica) ad essere tossico, anche le particelle di adiuvante contenenti alluminio sono tossiche. In condizioni fisiologiche, ci sarà anche un po’ di alluminio sotto forma di AlOH4-, ma per quanto concerne la presente discussione questo è irrilevante, e quindi parleremo essenzialmente di Al3+.

In realtà quello che avviene è che un tipo di cellule autoimmuni chiamate macrofagi fagocitano le nanoparticelle di alluminio da adiuvante. La funzione dei macrofagi è quella di inglobare batteri o sostanze estranee e poi distruggerle con gli enzimi. I macrofagi quindi comunicano alle altre cellule del sistema quale sia l’invasore e come identificarlo (“presentazione degli antigeni”).

Il problema è che queste particelle di alluminio non possono essere digerite dagli enzimi dei macrofagi che quindi se le portano dentro per molto tempo, e così i macrofagi stessi possono diffondere l’alluminio spostandosi per il corpo, cosa che essi fanno regolarmente andando un po’ ovunque.

Inoltre i macrofagi possono oltrepassare la barriera emato-encefalica, funzionando come dei cavalli di troia per rilasciare poi l’alluminio nel cervello. Ma il cervello è molto sensibile all’alluminio, e questo meccanismo di trasporto è quindi molto pericoloso. L’alluminio presente nel cervello, anche a livelli molto bassi, vi causa infiammazione. L’alluminio stimola una elevata produzione della citochina interleuchina-6 (IL-6). Livelli elevati di tale sostanza causano l’autismo. 

Una volta all’interno del cervello, l’alluminio causa infiammazione, e l’infiammazione attira nuovi macrofagi, alcuni dei quali hanno ancora in sé l’alluminio, e il circolo vizioso che si crea porta a sempre maggiore infiammazione e sempre maggiore accumulo di alluminio nel tessuto cerebrale.

Ne basta un pizzico

Il cervello è estremamente sensibile all’alluminio. Concentrazioni di alluminio basse come quelle 10-100 nano-molari possono causare infiammazione nel tessuto cerebrale. Una concentrazione 10 nano-molare corrisponde a 270 nano-grammi di alluminio per litro (dove nanogrammo significa un miliardesimo di grammo), e quindi estremamente bassa. Vedi gli articoli:

Nanomolar aluminum induces expression of the inflammatory systemic biomarker C-reactive protein10

Nanomolar aluminum induces pro-inflammatory and pro-apoptotic gene expression in human brain cells in primary culture11

Un tipico bambino di 1 anno ha un cervello del peso di circa 1000 grammi. Una concentrazione 10 nano-molare in 1000 grams corrisponde a 270 nano-grammi (0,27 microgrammi) di alluminio. Un singolo vaccino può contenere 250 microgrammi (250.000 nano-grammi), e un bambino può ricevere circa 3.675 microgrammi nei primi 6 mesi. In altre parole meno dello 0,01% dell’alluminio nei primi 6 mesi inoculato con le vaccinazioni può creare una concentrazione 10-nanomolare nel cervello, e lo 0,1% di tale quantità di alluminio crea una concentrazione 100-nanomolare nel cervello (dal momento che 3.675 x 0,01% = 0,3675 microgrammi, e 3.675 x 0,1% = 3,675 microgrammi). Un singolo vaccino contiene molto più alluminio di quello necessario per infiammare il cervello.

Il I macrofagi che contengono nanoparticelle di alluminio da adiuvanti quasi certamente perdono alluminio nel tessuto circostante perché esse lentamente diffondono e perché le membrane cellulari sono permeabili agli ioni metallici. Pertanto si può supporre che ci siano degli “aloni” di tessuto cerebrale infiammato intorno ad ogni macrofago che ha inglobato dell’alluminio.

Le prove scientifiche

Le prove scientifiche per questo meccanismo simile al “cavallo di Troia” sono inequivocabili e schiaccianti. Ogni passaggio è stato dimostrato da multipli studi realizzati da ben note università e laboratori a finanziamento governativo: la fagocitazione delle nanoparticelle di alluminio da parte dei macrofagi, lo spostamento dei macrofagi nel cervello, e l’osservazione che i macrofagi rilasciano nanoparticelle nel cervello. Anche tutto l’intero processo è stato dimostrato. Nanoparticelle di alluminio da adiuvanti iniettate in animali da laboratorio sono state riscontrate e visualizzate nel cervello tramite diagnostica ad immagini. La capacità dei macrofagi di trasportare nel cervello delle particelle è stata persino utilizzata per rilasciare proprio nel cervello delle sostanze farmacologiche. Questo meccanismo è stato abbondantemente dimostrato, riconosciuto, utilizzato; non è semplicemente un assunto ipotetico.

Per prima cosa c’è lo studio di Flarend del 199712 il quale mostra che anche dopo un mede solo il 6% circa (dell’idrossido di alluminio) o il 22% (di fosfato di allumini) è stato eliminato dalle urine. La maggior parte dell’alluminio iniettato con l’adiuvante resta quindi nel corpo 1 mese dopo la vaccinazione. Lo studio citato mostra anche che l’alluminio si diffonde a numerosi organi, incluso il cervello

Lo studio di Movsas del 201313 sulla popolazione infantile ha portato a risultati simili. Movsas ha cercato l’alluminio nelle urine e nel sangue dopo le vaccinazioni somministrate di routine a due mesi con 1200mcg di alluminio. Non è stato trovato alcun cambiamento significativo nei livelli di alluminio nelle urine o nel sangue.

Ovviamente questi risultati contraddicono l’affermazione, dei sostenitori dei vaccini, che gli adiuvanti a base di alluminio si dissolvano nel sangue e vengano rimossi dai reni. La ragione per la quale Movsas non ha osservato alluminio nel sangue o nelle urine è che tale metallo resta intrappolato nei macrofagi, i quali usualmente sono in uno stato di riposo (fermi) e che iniziano a spostarsi solo quando ricevono un segnale (il rilascio di una proteina denominata MCP-1, ma a volte indicata anche come CCL2) che indica la presenza di una infezione o di una ferita da qualche parte. A questo punto i macrofagi si dirigono nella zona interessata.

L’adiuvante all’alluminio è fatto di nanoparticelle

Le nanoparticelle sono tipicamente definite come entità che hanno almeno una dimensione minore di 100nm (0,1 micron). I promotori dei vaccini hanno affermato che tali particelle siano molto più grandi, nel range dei 2-15 micron, e citano misure ottiche come prova. Ma le misure ottiche possono essere fraintese perché possono essere riferite ad agglomerati di nanoparticelle. Tutte le nanoparticelle formano agglomerati di dimensioni quindi ben maggiori delle particelle stesse. Gli agglomerati di nanoparticelle sono descritti come nanoparticelle nella letteratura scientifica. Gli agglomerati sono tenuti assieme da deboli forze elettrostatiche e non da legami chimici; gli agglomerati possono essere dispersi tramite ultrasuoni14.

I macrofagi fagocitano le nanoparticelle di alluminio

Diversi studi mostrano con certezza che i macrofagi fagocitano le nanoparticelle di alluminio degli adiuvanti. In diversi studi tali particelle sono state fotografate all’interno dei macrofagi e identificate con differenti metodi. Questo non dovrebbe sorprendere dal momento che è ben noto che i macrofagi mangiano spontaneamente le nanoparticelle di goni tipo, in quanto è una delle funzioni primarie dei macrofagi quella di ripulire il corpo da ogni tipo di “rifiuti” fagocitandoli. Ad esempio possiamo citare l’articolo Unequivocal identification of intracellular aluminium adjuvant in a monocytic THP-1 cell line (“Non equivoca identificazione di adiuvante alluminio intracellulare in una linea cellulare di monociti THP-1”)15 facendo notare che il monocito è essenzialmente un precursore del macrofago e che ad ogni modo è esso stesso una cellula che pratica la fagocitosi.

Molto importante è anche l’articolo Macrophagic myofasciitis lesions assess long-term persistence of vaccine-derived aluminium hydroxide in muscle16 nel quale si riferisce di nanoparticelle di alluminio da adiuvante riscontrate nella zona della inieizione intramuscolare del vaccino nei pazienti sofferenti di miofascite macrofagica (sindrome autoimmune/infiammatoria indotta da granuloma persistente da alluminio). In particolare sono state effettuate biopsie di campioni di tessuti muscolari da 3 mesi a 8 anni dopo l’ineizione del vaccino (36 mesi in media), e la presenza di alluminio nei macrofagi è stata confermata dall’utilizzo di tre differenti metodi. L’alluminio era presente solo nei macrofagi e non nella fibra muscolare.

L’infiammazione causa il movimento dei macrofagi

L’articolo Cerebral microglia recruit monocytes into the brain in response to tumor necrosis factoralpha signaling during peripheral organ inflammation17 mostra che l’infiammazione del fegato (dovuta ad un blocco del condotto biliare) fa sì che i macrofagi periferici (ovvero quelli che stanno al di fuori del sistema nervoso centrale) entrino nel cervello. Nello specifico i microglia (cellule cerebrali del sistema immunitario) del cervello ricevono i segnali dell’infiammazione al fegato e si attivano; attivandosi rilasciano MCP-1, che attira i macrofagi nel cervello. Quando viene prodotta MCP-1 dai microglia, i macrofagi si spostano nel cervello provenendo da altre parti del corpo. Questo studio mostra che una infiammazione al di fuori del sistema nervoso centrale fa sì che i macrofagi vi entrino dentro, anche se la fonte originale dell’infiammazione è ben lontana (il fegato)!

Nanoparticelle di alluminio da adiuvanti

L’articolo Slow CCL2-dependent translocation of biopersistent particles from muscle to brain18 mostra che le nanoparticelle di alluminio e di altro tipo (per esempio di lattice) iniettate intramuscolo nella gamba finiscono per depositarsi anche nel cervello; tali particelle sono state rilevate nel cervello e nella milza fino a un anno dopo l’iniezione. Questo risultato contraddice l’ipotesi che il “100% dell’adiuvante si dissolva nel sangue” e che “l’alluminio nell’adiuvante resti senza creare danno nel sito dell’inieizione” come per molto tempo hanno affermato i promotori dei vaccini. Anche gli autori di questo articolo hanno rilevato che il trasporto delle nanoparticelle di alluminio dipende dalla proteina MCP-1, a riprova del fatto che i macrofagi sono i responsabili del trasporto. 

Nelle conlcusioni di questo articolo leggiamo:

l’alluminio ha un alto potenziale neurotossico [49], e pianificare la somministrazione alla popolazione di dosi continuamente crescenti di questo adiuvante scarsamente biodegradabile dovrebbe essere attentamente valutato dalle agenzie regolatrici dal momento che il composto potrebbe essere insidiosamente insicuro. È probabile che la buona tolleranza all’alluminio può essere inibita da una varietà di fattori che includono l’eccesso di vaccinazioni, l’immaturità della barriera emato-encefalica, fattori di suscettibilità individuale, e l’invecchiamento che può essere associato sia con sottili alterazioni della barriera emato-encefalica che con un progressivo incremento della produzione di MCP-1 [50].”

La proteina MCP-1

La produzione di MCP-1 è stimolata da alcuni tipi di attivazione del sistema immunitario. Quindi una vaccinazione che stimola la produzione di MCP-1 può indurre il trasporto di nanoparticelle di alluminio nel cervello. Alcune infezioni e la presenza di alcune tossine inducono la produzione di MCP-1. La cosa notevole è che gli stessi adiuvanti a base di alluminio inducono la produzione di MCP-1, e quindi agevolano pure il trasporto di alluminio nel cervello. In particolare l’articolo A randomized trial of an early measles vaccine at 4½ months of age in Guinea-Bissau: sex-differential immunological effects19 mostra che le bambine (femmine) vaccinate hanno una maggiore produzione di MCP-1. Questo potrebbe causare il trasporto anche di alluminio iniettato in precedenza.

Livelli elevati di MCP-1 nell’autismo

L’articolo Neuroglial activation and neuroinflammation in the brain of patients with autism20 mostra che si trovano livelli elevati di MCP-1 nel cervello e nel liquido spinale dei bambini autistici. Gli stessi autori affermano che questo causa lo spostamento di macrofagi (monociti) verso il cervello

L’articolo Neonatal cytokines and chemokines and risk of Autism Spectrum Disorder: the Early Markers for Autism (EMA) study: a case-control study21 mostra che i livelli di proteina MCP-1 sono elevati nei neonati (24-48 ore dopo la nascita) che in seguito diverranno autistici. I bambini con elevati livelli di MCP-1 sono quindi facilmente soggetti a trasporto di alluminio nel cervello dopo la vaccinazione, e questo articolo supporta l’idea che l’alluminio sia parte in causa nella genesi dell’autismo.

Applicazione tecnologica del meccanismo del cavallo di Troia

CI sono studi che provano come le nanoparticelle possano essere trasportate attraverso la barriera emato-encefalica utilizzando i macrofagi, al fine di curare malattie del cervello. Basti pensare all’articolo Delivery of nanoparticles to brain metastases of breast cancer using a cellular Trojan horse22, che descrive come nanoparticelle per il trattamento del tumore cerebrale vengono rilevate nel cervello 24 ore dopo, e che riporta informazioni tratte da altri studi precedenti sull’utilizzo della medesima tecnica (per veicolare al cervello serotonina o altre sostanze). Un altro studio simile è descritto nell’articolo Exploiting macrophages as targeted carrier to guide nanoparticles into glioma23.

È da rimarcare ancora una volta che l’alluminio che arriva nel cervello induce danno neurologico da tossicità ma anche infiammazione, e che l’infiammazione attira nuovi macrofagi che possono depositarvi alluminio, in un pericoloso circolo vizioso. L’alluminio in fondo viene inserito nei vaccini proprio per causare infiammazione e quindi maggiore produzione di anticorpi. Ma una l’infiammazione può anche essere causa di autismo e di altri problemi neurologici.

Il trasporto dell’adiuvante a base di alluminio è complicato

L’articolo Highly delayed systemic translocation of aluminum-based adjuvant in CD1 mice following intramuscular injections24, mostra che il trasporto dell’adiuvante dipende dalla proteina MCP-1, e che topi che geneticamente producono maggiori quantità di MCP-1 subiscono un maggiore deposito di alluminio nel cervello. Inoltre l’articolo mostra che il trasporto dipende anche dal sito dell’ineizione. In questo studio la si è rilevata la persistenza delle particelle di alluminio in organi e tessuti anche distanti dal sito di iniezione (compresi cervello milza e linfonodi) fino a 270 giorni dopo. Questo, scrivono gli autori, pone molti dubbi sulla sicurezza a lungo termine dei vaccini con adiuvanti a base di alluminio,

Un altro articolo della medesima équipe di ricerca intitolato Non-linear dose-response of aluminium hydroxide adjuvant particles: Selective low dose neurotoxicity25 fornisce ulteriori informazioni e riporta che a bassi dosaggi si possono ottenere persino danni maggiori, perché altri dosaggi inducono un minore trasporto dell’alluminio. Gli autori sospettano che la spiegazione sia nel tipo di agglomerati contenuti nel tipo di composto utilizzato (quello con la dose minore conteneva particelle solo agglomerati di nanoparticelle di piccola dimensione, grosso modo paragonabili alle dimensioni di un batterio, più facilmente fagocitati (e quindi trasportati) dai macrofagi. In ogni caso vengono rilevati cambiamenti neuro-comportamentali, inclusa diminuita attività e atteggiamenti simili all’ansia. Il notevole aumento dell’alluminio contenuto nel cervello è stato misurato a sei mesi di distanza dall’iniezione indicando la persistenza a lungo termine, e si è evidenziata una attivazione microgliale (infiammazione).

Abbiamo quindi diversi articoli che trattano della “biopersistenza” di questo alluminio iniettato; a ulteriore conferma cito l’articolo Biopersistence and Brain Translocation of Aluminum Adjuvants of Vaccines26. Chiaramente c’è ancora molto da sapere sui pericoli dell’alluminio come adiuvante, ed il rischio di sviluppare malattie ad esso correlate dipende dalla genetica, dal dosaggio, dal tipo di agglomerati delle nanoparticelle, e dal sito di ineizione.

altre informazioni sull’argomento sono disponibili su

http://www.comilva.org/alluminio-nei-vaccini-storia-e-tossicita/

http://vaccinepapers.org/al-adjuvant-causes-brain-inflammation-behavioral-disorders/

Antitetanica … e se bastasse la vitamina C a inattivare il tossoide del tetano?

ALcuni link per iniziare a scoprire un’altra cura dimenticata.


Vitamin C for preventing and treating tetanus.

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18425960


EFFECT OF ASCORBIC ACID IN THE TREATMENT OF TETANUS

http://www.mv.helsinki.fi/home/hemila/CT/Jahan_1984_ch.pdf

The Effect of Vitamin C on Tetanus Toxin and Strychnine Toxicity: a Systematic Review of Animal Studies

http://www.mv.helsinki.fi/home/hemila/CT/tetanus.htm

Appena possibile trovo le fonti originali (articoli scientifici)

http://win.spumiglia.it/forum/pop_printer_friendly.asp?TOPIC_ID=5984

http://www.vacciniinforma.it/2014/07/11/antitetanica-funziona-in-realta-cosa-sappiamo/1146

http://www.aerrepici.org/public/admin_upload/20075131696_studidiklenner.pdf

1 Vedi per esempio gli articoli The toxicology of aluminum in the brain: a review pubblicato su Neurotoxicology. 2000 Oct;21(5):813-28, autore Yokel RA; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11130287 e Occupational metal exposures and the risk of Parkinson’s disease, pubblicato su Neuroepidemiology. 1999;18(6):303-8, autori Gorell JM, Rybicki BA, Cole Johnson C, Peterson EL; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10545782.

2 Pubblicato su Mucosal Immunology 2014 May; 7(3): 589–601, autori G Pineton de Chambrun, M Body-Malapel et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3998638/.

3 Pubblicato su Morphologie. 2016 Jun;100(329):75-84, autori Vignal C, Desreumaux P, Body-Malapel M; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26970682.

4 Pubblicato su Autoimmune Diseases 2014; 2014: 152428, autore Andrew W. Campbell; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4036413/.

5 Pubblicato su Apoptosis. 2012 May;17(5):516-27, autori Hamza H, Cao J, Li X, Li C, Zhu M, Zhao S; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22249285.

6 Autoimmune/inflammatory syndrome induced by adjuvants (Shoenfeld’s syndrome): clinical and immunological spectrum, pubblicato su Expert Review of Clinical Immunology, 2013 Apr;9(4):361-73, autori Vera-Lastra O, Medina G, Cruz-Dominguez Mdel P, Jara LJ, Shoenfeld Y; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23557271.

7 Immunologic Research July 2013, Volume 56, Issue 2, pp 317–324, autori Lluís Luján, Marta Pérez, et al.; http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs12026-013-8404-0.

8 Pubblicato su Frontiers in Endocrinology 2017 Jan 24;7:150, autori Watad A, David P, Brown S, Shoenfeld Y; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28167927.

9 Pubblicato su Israel Medical Association Journal, 2017 Feb;19(2):98-99, autori Katz D, Shoenfeld Y; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28457059.

12 In vivo absorption of aluminium-containing vaccine adjuvants using 26Al, pubblicato su Vaccine. 1997 Aug-Sep;15(12-13):1314-8, autori Flarend RE, Hem SL, White JL, Elmore D, Suckow MA, Rudy AC, Dandashli EA; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9302736.

13 Effect of routine vaccination on aluminum and essential element levels in preterm infants, pubblicato su JAMA Pediatrics. 2013 Sep;167(9):870-2, autori Movsas TZ, Paneth N, Rumbeiha W, Zyskowski J, Gewolb IH; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23856981, http://jamanetwork.com/journals/jamapediatrics/fullarticle/1712578, http://vaccinepapers.org/wp-content/uploads/Nanomolar-aluminum-induces-expression-of-the-inflammatory-systemic-biomarker-C-reactive-protein.pdf.

14 Vedi l’articolo Alhydrogel® adjuvant, ultrasonic dispersion and protein binding: A TEM and analytical study, pubblicato su Micron. 2012 Feb;43(2-3):192-200, autori J. Robin Harris, Andrei Soliakova, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21831642, http://vaccinepapers.org/wp-content/uploads/Alhydrogel-adjuvant-ultrasonic-dispersion-and-protein-binding-A-TEM-and-analytical-study.pdf.

17 Pubblicato su Journal of Neuroscience 2009 Feb 18;29(7):2089-102, autori D’Mello C, Le T, Swain MG; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19228962, http://vaccinepapers.org/wp-content/uploads/Cerebral-microglia-recruit-monocytes.pdf.

18 Pubblicato su BioMed Central Medicine 201311:99, autori Zakir Khan, Christophe Combadière, et al. https://bmcmedicine.biomedcentral.com/articles/10.1186/1741-7015-11-99.

19 Pubblicato su PLoS One. 2014 May 16;9(5):e97536, autori Jensen KJ, Søndergaard M, et al. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24835247.

20 Pubblicato su Annals of Neurology 2005 Jan;57(1):67-81, autori Vargas DL, Nascimbene C, Krishnan C, Zimmerman AW, Pardo CA; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15546155.

21 Pubblicato su Journal of Neuroinflammation 2014; 11: 113; autori Ousseny Zerbo, Cathleen Yoshida, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4080514/.

22 Pubblicato su Cancer Nanotechnol. 2012; 3(1-6): 47–54, autori Mi-Ran Choi, Rizia Bardhan, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3505533/.

23 Pubblicato su Oncotarget. 2016 Jun 14; 7(24): 37081–37091, autori Liang Pang, Jing Qin, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5095060/.

26 Pubblicato su Frontiers of Neurology 2015; 6: 4, autori Gherardi R.K, Eidi H., Crépeaux G, et al; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4318414/. È da notare che gli autori non sono assolutamente anti-vaccinisti in quanto scrivono che i vaccini hanno contribuito ad eradicare diverse malattie e sono generalmente sicuri però ci sono state anche segnalazioni di eventi avversi..

 

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